30 Aprile 2024 05:36

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30 Aprile 2024 05:36

IMPERIA. CASO AGNESI. L’ANALISI DI UN DIPENDENTE:”LO STABILIMENTO PUÒ ESSERE UTILIZZATO PER ALTRE ATTIVITÀ” / LA LETTERA

In breve: Guardiamo al domani con la speranza di un futuro che non sia governato dall’incertezza di un’economia precaria ma davanti abbiamo l’oggi fatto di contradditori messaggi: ingenti investimenti finalizzati ad un marchio che si vuole rilanciare ed un prodotto, la pasta, che si vuole ridimensionare.

agnesi mise

Imperia – Un dipendente del pastificio Agnesi, scrive una lettera riguardo all’incontro tra i vertici della società, sindacati e le istituzioni, al Ministero dello Sviluppo Economico. 

“Non ci siamo capiti e continuiamo a non capirci eppure dall’intenderci si avrebbe sicuro vantaggio per entrambi. Condivisione, comunione di intenti, informazione sono per la nostra direzione parole vuote perché si segue la strada segnata da autoritarismo e mancanza di disponibilità al confronto. Rapporti industriali evoluti sono quelli in cui si condividono obiettivi e programmi e si è capito che funzionano meglio che imporsi e cercare lo scontro. Problemi e difficoltà si superano confrontandosi serenamente e trovando un giusto equilibrio tra le esigenze dell’azienda che abbiano però come obiettivo lo sviluppo e la crescita tenendo conto dei lavoratori e della comunità.

Abbiamo da offrire passione e competenze in un contesto come la città di Imperia e la Riviera di Ponente che per storia e tradizione custodiscono un patrimonio da valorizzare e si possono creare insieme occasioni di lavoro perché ci sono opportunità di sviluppo. Senza la volontà di ascolto i tavoli di confronto diventano monologhi e non sono costruttivi, l’ultimo incontro al MISE ne è un esempio, si parte con arroganza dalla presunzione di conoscenza e si procede con parole fumose che nascondono gli obiettivi lasciando solo dubbi.

Guardiamo al domani con la speranza di un futuro che non sia governato dall’incertezza di un’economia precaria ma davanti abbiamo l’oggi fatto di contradditori messaggi: ingenti investimenti finalizzati ad un marchio che si vuole rilanciare ed un prodotto, la pasta, che si vuole ridimensionare. De Cecco con una quota di mercato dell’ 8% con un trend in crescita investe in pubblicità 10 milioni di euro ma Agnesi con una quota dell’ 1,6 % in un momento di difficoltà trova da investire 13 milioni e 600 mila euro. Curioso ed inoltre siamo in solidarietà, quasi dovuta e pagata dalla comunità, per creare e lanciare un “primo piatto”.

Le nostre fortune sono legate ai sei/sette vasetti che saranno testati nelle prossime settimane perché la sola pasta non garantisce reddito, sicuramente dopo aver chiuso il molino, cuore e tesoro dell’Agnesi, e con una lacunosa organizzazione del lavoro che dei costi tiene poco conto. Il molino chiuso dice che abbiamo rinunciato ad una parte di noi di quello che siamo : “..i migliori grani duri del mondo arrivano nello Stabilimento Agnesi per garantire una qualità eccellente. La scelta del grano migliore è importante per preparare una pasta dalle perfette caratteristiche..” recita un cartello ancora appeso nei corridoi.

Non siamo ascoltati e neanche veramente aggiornati ma così facendo tutto un mondo viene cancellato e si perde.
Il senso di appartenenza era un valore sentito e perseguito per cui era del tutto naturale far provare e testare in anteprima i nuovi prodotti ai dipendenti, i primi clienti da convincere sono i lavoratori che bisogna coinvolgere in un qualsiasi nuovo progetto perché se motivati sono i primi a creare le condizioni del successo. Lavorare ad un prodotto in cui si crede è un punto fermo e porta positività ed energia che si traducono in qualità che non passa inosservata.
Di pasta si vuole parlare poco e gli interessi in questo momento sembrano altrove. I prodotti collaterali a breve non portano di certo occupazione perché prodotti da realtà esistenti che non necessariamente aumenteranno gli organici mentre è annunciata una diminuzione della produzione di pasta che porta a pensare una diminuzione del personale.

Nella descrizione del domani vengono usati troppi condizionali un modo che denota incertezza, vorremmo nella coniugazione dei verbi passare all’indicativo un modo che appunto indica e dà la direzione che si vuole prendere, è il modo della realtà e non lascia spazio a scappatoie. La cecità dell’arroganza fa perdere molto ma l’aprirsi al dialogo è segno di saggezza e non di debolezza.

Vorremmo con la direzione rapporti diversi basati sulla condivisione e collaborazione perché crediamo fermamente che generino qualcosa di buono infatti sembra che si stia cominciando a capire che lo stabilimento ha molte possibilità e può essere utilizzato per altre attività; da tempo siamo promotori di una fabbrica multifunzione che racconta il nostro entroterra e se ne fa interprete.

Possiamo lavorare perché diventi realtà conservando le nostre radici e pensare che insieme abbiamo superato un momento difficile gettando le basi per un futuro migliore dove futuro non è costruire oggetti ma nuovi modi di pensare dai quali scaturiranno inevitabilmente oggetti migliori. Gli oggetti sono frutto di un pensiero: migliori pensieri migliori oggetti. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro ed essere pronti a dare non finalizzarci al solo prendere. Seminare è una scommessa e viene sempre prima del raccogliere”.

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