Alessandro Piana, capogruppo in Regione Liguria della Lega Nord, ha presentato un’interrogazione in merito un caso sospetto di tbc riscontrato in un immigrato ospite in un centro d’accoglienza di Vasia, nell’entroterra imperiese.
«La situazione al confine di Ventimiglia si sta facendo emergenziale e critica anche per il turismo visto che, all’approssimarsi della stagione estiva, stiamo assistendo all’aumento degli immigrati che non vogliono farsi identificare e che la confinante Francia ‘gentilmente’ ci rispedisce oltre frontiera. È evidente che il governo Renzi e il capo dello Stato Mattarella non abbiano per nulla presente in che situazione si trovano alcune zone del Ponente ligure, altrimenti eviterebbero di continuare a parlare di superamento delle frontiere mentre paesi civili come l’Austria si stanno attrezzando nella legittima chiusura dei propri confini. Ma oltre che dal punto di vista della sicurezza, pensiamo sia opportuno tenere alta l’attenzione anche sull’aspetto della salute pubblica e sui rischi che la cosiddetta ‘ospitalità diffusa’ di sedicenti profughi, adottata come modello di accoglienza indiscriminata sul territorio dal ministro Alfano, possa comportare in termini di contagio di malattie che sembravano essere ormai rarissime se non eccezionali». Lo dichiara Alessandro Piana, capogruppo della Lega Nord in Regione Liguria, che ha presentato un’interrogazione in consiglio regionale, in discussione nella seduta del 19 aprile, sul “presunto caso di tubercolosi presso il centro richiedenti protezione internazionale di Vasia”.
«Secondo recenti statistiche – spiega Piana – negli ultimi 15 anni i casi di tubercolosi riscontrati in Liguria sono stati 1.771 di cui 661 pazienti stranieri e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2014, in Italia sono stati riscontrati 3.600 casi di tbc e 290 decessi con un tasso di incidenza di 6 casi ogni 100 mila abitanti e con una prevalenza (60%) di persone di origine straniera. Pertanto pensiamo sia necessario tenere sotto controllo ogni singolo episodio che si presenti sul territorio, visto che la massiccia presenza di persone, di cui non si conosce nulla, anche dal punto di vista della ‘storia clinica’, e provenienti da zone dell’Africa, in pessime condizioni igieniche, rende il nostro territorio particolarmente esposto al diffondersi di epidemie come nel caso della tbc».
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