29 Marzo 2024 14:05

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29 Marzo 2024 14:05

IN FUGA DA IMPERIA PER COSTRUIRSI UN FUTURO. LA STORIA DI ALESSIO: “I GIOVANI SONO COSTRETTI A SCAPPARE. IO HO PERSO IL LAVORO, POI…”/L’INTERVISTA’

In breve: Per molto tempo ha lottato per il suo futuro a Imperia, difendendo i suoi sogni e quelli di molti ragazzi come lui, ma una volta arrivato a 29 anni ha capito che solo lasciando la città può avere reali opportunità lavorative.

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Per molto tempo ha lottato per il suo futuro a Imperia, difendendo i suoi sogni, ma, una volta arrivato a 29 anni, ha capito che solo lasciando la città avrebbe potuto avere reali opportunità lavorative. Il protagonista di questa storia è Alessio Aresu, macellaio imperiese, per anni membro attivo dell’associazione Skate For Fun, con la quale ha lottato per difendere la causa dello skate park, vistosi costretto a trasferirsi, come molti altri ragazzi della sua età, in cerca di migliori prospettive. Da sei mesi vive a Bologna, dove ha trovato subito lavoro nel suo settore e dove ha scoperto una realtà più aperta e stimolante rispetto a quella che ha lasciato.

Ho letto la storia del campione Massimiliano Peirano  racconta Alessio – che è riuscito a fare un salto di qualità solo una volta uscito da Imperia, e, essendomici ritrovato molto, ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare anche la mia esperienza, dato che sono sicuro sia simile a quelle di molti altri miei coetanei

Ho iniziato a lavorare nei supermercati 10 anni fa  e nel tempo ho raggiunto una buona posizione come macellaio. Quando però la ditta in cui lavoravo ha chiuso, sono rimasto senza lavoro e non trovavo nulla per ricominciare. Caso vuole che un mio amico viva a Bologna e quando sono andato a trovarlo ho respirato un’aria nuova. Ho scoperto una città attiva, viva, che offre tantissime opportunità. Ovviamente Bologna è molto più grande di Imperia, ed è normale che ci sia più lavoro, ma anche in altre città più paragonabili alla nostra, per esempio Cuneo, c’è un’altra atmosfera, un’altra mentalità, più aperta ai giovani. Bologna è una grande città, ma è paradossalmente più a misura d’uomo della nostra: mi muovo sempre a piedi o in bicicletta, è organizzata e pulita, e la comunità è unita, attiva. Dopo il primo viaggio, sono tornato dal mio amico altre volte, per lasciare curriculum in giro, e in una settimana, ho avuto quattro proposte nel mio settore. Così sono partito definitivamente. La fortuna è iniziata a girare dalla mia parte.

Quello che è triste – continua – è sapere che tutta la mia generazione, o quasi, ha avuto la mia stessa esperienza: è dovuta scappare da Imperia. I giovani se ne vanno perché qui arrivi solo a un certo punto, non si possono fare passi avanti. La colpa di questo si può imputare all’amministrazione, ma non è solo sua la responsabilità. È anche la mentalità del cittadino che frena una potenziale crescita della città. Ogni novità è vista con sospetto, ogni cambiamento è fonte di lamentela.

Una metafora della mia storia lavorativa può essere la mia esperienza con lo skate park: uno spazio dove i ragazzi possono incontrarsi, fare sano sport, seguire i propri sogni, creare un gruppo, che invece di essere valorizzato è stato per lungo tempo ignorato e abbandonato dalle istituzioni locali. Io ho vissuto tutto il periodo in cui c’è stato lo sgombero dall’argine sinistro. Avevamo fatto tanti incontri con il sindaco per trovare un’altra sistemazione, e alla fine, con grande fatica, è stata individuata un’area a Baitè, sebbene non estremamente comoda da raggiungere. Tutta la vicenda non è stata gestita dall’amministrazione nel migliore dei modi. I lavori per sistemare il campo sono stati lunghi, e ancora adesso, ho visto che ci sono ancora molti problemi.

Quello che è successo per lo skate park – conclude – si riflette in molti altri aspetti della vita della città: per esempio la movida serale, il turismo, le attività commerciali. Le discutibili decisioni delle istituzioni e la mentalità chiusa e pessimistica di molti cittadini fanno sì che si punti a favorire un turismo più anziano, a lamentarsi per la musica sotto casa, e a non far nulla per investire sui giovani. Tutto questo si somma e fa sì che un ragazzo, superati i 20 anni, nonostante abbia fatto di tutto per vedere la propria città risollevarsi, non ottenendo nulla, si veda costretto a cercare opportunità altrove”.

A cura di Gaia Ammirati

 

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