24 Aprile 2024 18:35

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24 Aprile 2024 18:35

DIANO MARINA. ACCUSATO DI PECULATO E FALSO, L’EX ASSESSORE MANITTA SI DIFENDE IN TRIBUNALE:”MAI PRESO SOLDI. GLI OPERAI? LI AVREI DENUNCIATI”/ L’UDIENZA

In breve: Nuova udienza, questa mattina, del processo che vede imputato con l’accusa di peculato, abuso d’ufficio e falso l’ex assessore (oggi consigliere, ndr) del comune di Diano Marina Bruno Manitta

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Nuova udienza, questa mattina, del processo che vede imputato con l’accusa di peculato, abuso d’ufficio e falso l’ex assessore (oggi consigliere, ndr) del comune di Diano Marina Bruno Manitta. A processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato anche tre dipendenti comunali, Alberto Calcagno, Riccardo Pizzorno e Fabio Tallone. Secondo l’accusa i tre, su indicazione di Manitta, avrebbero effettuato lavori “extra” a privati durante l’orario di lavoro utilizzando i mezzi e i materiali del Comune. Nel dettaglio, avrebbero riparato i guasti alle fogne per conto di privati, compresi spurghi e allacciamenti, in orario di lavoro. Nel mirino degli inquirenti anche alcuni lavori di bonifica dall’amianto in uno stabile di proprietà di Bruno Manitta.

In aula questa mattina

FIORELLA GANDOLFO (ristoratrice)

“Quando avevo un problema con la fogna, chiamavo o in Comune o direttamente Bruno Manitta. Venivano gli operai del Comune, a volte insieme a loro c’era Manitta. Avevo problemi con alcuni tombini in corrispondenza del mio locale. Gli operai sono arrivati con il camioncino comunale e risolsero in poco tempo il problema. Pagamento? No, nessun pagamento, ho solo offerto un caffè agli operai. A Manitta neanche un bicchier d’acqua, non ha mai voluto niente”.

ANGELA PISTARÀ (residente di Diano Marina)

“C’era un problema con la rete fognaria del mio appartamento. Chiamai il Comune, spiegando appunto che la rete fognaria aveva un problema. Gli operai vennero due volte. Una prima volta, un sabato mattina. Mi dissero che la rete era privata e che non potevano fare nulla. Io insistetti, visto che era sabato. Chiesi loro se potevano farmi un favore. Accettarono e riaprirono il tombino, mettendo a posto il guasto. Pagamento? Non vollero nulla, ma io gli diedi comunque 100 euro di mancia. Vennero poi una seconda volta, per un altro guasto. Richiamai il Comune. Gli operai ripararono nuovamente il guasto al tombino. Gli diedi una mancia, non ricordo se 50 o 100 euro”.

CARMEN MARIA DAMONTE (residente di Diano Marina)

“C’erano stati problemi fognari presso il condominio dove vivevo. Se ne è sempre interessato l’amministratore. Una mattina mi chiese di andare a verificare come procedevano i lavori. C’era un camioncino del Comune. C’erano anche due operai, uno, che conoscevo, Marino, e un secondo, di nome Fabio. Risolsero il problema e ricordo che Marino ci disse che, in caso di altri guasti, avremmo dovuto chiamare sempre lui. Non ci diede però il suo numero di telefono”. 

La deposizione di Bruno Manitta.

“Voglio chiarire la mia posizione, se fosse vera anche una sola accusa mi sarei messo una pietra al collo e buttato a mare, ve lo dico sinceramente. Sono diventato assessore dal 2011 al 2013, sono nato e cresciuto a Diano Marina. In passato ho lavorato sull’autostrada, come muratore, come autista, ero dipendente di una scuola. Ero assessore manutenzione, lavori pubblici, fognature e verde pubblico. Conoscevo già gli operai, a Diano Marina ci conosciamo tutti, con loro avevo rapporti di conoscenza e non di amicizia anche se ci davamo del tu. 

Il materiale di legna di proprietà del comune era materiale di potatura che tutti prelevavano. Dal deposito comunale non mi risulta che fosse mai prelevato legname. Il legname che lo prendevano anche  dal mio magazzino è da potatura di alberi, erano pini. In questo modo facevano risparmiare il comune i costi di discarica.  Il legname della telefonata con Calcagno, era legname davanti alla chiesa di potatura”. 

Le chiamate in comune.

“Chiunque mi chiamava era perché in comune non rispondeva nessuno. Il funzionario aveva il telefono staccato, il caposquadra non rispondeva e gli operai non avevano neanche il telefono di servizio. Ero tempestato di chiamate, io cercavo di girare la telefonata agli opera: erano due addetti alla fognatura, Calcagno era fabbro e dava una mano. Il personale era ridotto, io chiamavo gli operai e a volte andavo con loro e lavoravo. Con il canaljet oppure con le molle sturavano le fogne. 

C’erano Pizzorno e Tallone e poi a volte anche Calcagno. Ci davamo una mano l’uno con l’altro. La maggior parte degli utenti reclamavano che davanti a loro usciva liquame, sotto i dehor dei bar dei ristoranti, qualcuno doveva intervenire. 
Ho assistito a più di mille interventi con una media di 4-5 al giorno. Natale, capodanno, non c’era un giorno libero, l’ho fatto sempre, da quando sono diventato assessore.

L’ho fatto sempre nell’interesse comunale, mi sono sempre rapportato con l’ingegner e con il caposquadra, la domenica non rispondeva nessuno. Chiamavo il sindaco e il segretario comunale e mi dicevano “tieni duro fino alla fine dell’estate”. Non ho titoli di studio per capire certe cose, non sapevo se facevo bene ma cercavo di aiutare. Partivo a staccare i rami per la strada per paura che succedesse qualcosa. 
In mia presenza diretta e indiretta, non ho mai visto chiedere o percepire soldi a nessuno, gli avrei denunciati subito. Ho sempre detto che nel dubbio che fosse una fogna non comunale saremmo dovuti andare via. Io ho seguito le abitudini delle vecchie amministrazioni e dei vecchi dirigenti, ho agito in base ad un regolamento del comune, operavamo dal dissabbiatore al pozzetto. Io non ho mai visto operare su terreni privati. 
Non mi risulta di aver mai concesso a nessuno strumenti del comune. Non mi ricordo l’episodio della saldatura”. 

I lavori in via Anguille e il cartello “incriminato”. 

“Mi fu recapitata un’ordinanza sindacale che mi imponeva di fare dei lavori sul tetto di eternit del mio deposito. Ho chiesto preventivi con mia sorella, a Salvador, a Calì e poi abbiamo dato incarico a Calì Michele. Io quel cartello non l’ho mai visto e non ho mai dato l’ordine di metterlo e non l’ho messo io. L’ex comandante Parrella mi chiese se sapevo qualcosa e io gli dissi di no. Vidi che era posto su una ringhiera privata ed era dopo il mio passo carrabile. Quello che ha detto Parrella sulla presunta chiamata fattami sul cartello non è vera, lo giuro sulla testa dei miei nipoti. Nel giro di due o tre ore è stato smontato l’eternit. Il lavoro durò circa 2 settimane, io il cartello non l’ho mai visto. Lavorava solo la ditta Calì, ha presentato il Durc regolare e le fatture che ho pagato. Il materiale proveniva dalla ditta giardino dell’edilizia, con regolare fattura e assegni. La ditta EcoLiguria mi face preventivo per lo smaltimento dell’eternit, fecero il lavoro e io pagai la fattura. Nella foto numero 1 i cartelli sono apposti dopo il passo carraio”. 

Il materiale scaricato nel deposito comunale.

“Ho chiesto perché era stato scaricato il materiale nel magazzino e non da me, l’ordine non è stato dato da me. Tutto il materiale veniva prelevato da Calì Michele e poi scaricato all’interno del deposito ma io non ho mai autorizzato nessuno a scaricarlo lì”. 

Controesame imputato da parte dell’avvocato Roberto Trevia (difesa Manitta).

L’avvocato Trevia presenta le fatture di acquisto del materiale per realizzare i lavori all’interno del magazzino di Manitta.

“La numero 14 è la fattura di Calì Michele per la manodopera per il rifacimento del tetto di 6050 euro. Poi c’è la perizia fatta da Scarpiello e molte altre, tutte pagate attraverso gli assegni miei e di mia sorella. Calì Michele ha fatto scaricare il legname comprato da Roggio legnami nel deposito del comune, non sapevo che lo avrebbero fatto e in seguito mi ero opposto a questa cosa. 

Quando sono entrato in comune la fogna era un colabrodo, si faceva quello che si poteva, si rattoppavano i buchi. Quante volte ho fatto esposti al sindaco, al funzionario e al caposquadra. Io nelle lettere chiedevo a Volpara le ispezioni delle fogne in via Saponiera e altre zone in cui la fogne contaminavano un pozzo.
L’ing. Volpara la maggior parte delle volte, nei ponti, durante l’estate era in ferie e quando dovevo chiedere a qualcuno non trovavo nessuno.  I vigili urbani chiamavano me così come gli operai. Non c’era nessuna reperibilità per operai, se c’era un’emergenza ci andava il sottoscritto a sturare le fogne. Si rivolgevano a me anche i carabinieri. Una volta anche a mezzanotte in via Saponiera, una macchina è andata a sbattere per una cunetta perché c’era una perdita. Ho potato 640 alberi di aranci con il mio camion e ho portato il materiale in discarica. Ho prestato il mio servizio al comune il tutto gratuitamente per evitare che le arance cadessero in testa alla gente e che si facessero male. Ho sempre informato il sindaco, lui mi diceva di tenere duro e io ho cercato di fare tutto il possibile. La priorità era non fare andare il liquame in mare per evitare il divieto di balneazione. Il tutto è certificato e documentato”. 

Nella prossima udienza calendarizzata il prossimo 6 luglio verranno ascoltati: Calì Michele, l’ex segretario Antonino Germanotta, Roggio Legnami, Ing. Saguato, il sindaco Giacomo Chiappori. L’ultima udienza dovrebbe tenersi il 14 settembre 2017. 

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