10 Dicembre 2024 21:39

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10 Dicembre 2024 21:39

“LE NAVI ONG NON DOVREBBERO SALVARE I MIGRANTI”. DOPO LE POLEMICHE INTERVIENE LA RETE “WEDEBATE”:”DICHIARAZIONI IMPROPRIE…”/IL CASO

In breve: La Prof. Mara Ferrero della Rete WEDEBATE dell'Istituto G. Ruffini interviene in merito alle polemiche suscitate a seguito della decisione della classe IV F del Liceo Amoretti di non partecipare alla fase finale del "Debate

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Imperia: La Prof. Mara Ferrero della Rete WEDEBATE dell’Istituto G. Ruffini interviene in merito alle polemiche suscitate a seguito della decisione della classe IV F del Liceo Amoretti di non partecipare alla fase finale del “Debate Liguria” in quanto contraria al “Topic” suggerito agli studenti: Le navi O.n.g. non dovrebbero salvare i migranti“ – pro e contro. 

ECCO LA NOTA

I GIUDIZI APRIORISTICI SONO IL VERO LIMITE DELLA NOSTRA SOCIETA’

“A nome della Rete WEDEBATE, – scrive la Prof. Mara Ferrero – in qualità di referente per la Liguria nel Consiglio Nazionale, credo sia doveroso intervenire nella sterile polemica che ha coinvolto l’evento regionale, in quanto chi ha rilasciato dichiarazioni improprie, è sicuramente all’oscuro del percorso di formazione che le studentesse e gli studenti, gli enti patrocinatori e la stessa rete hanno messo in atto, anche in relazione al topic proposto.

Chi conosce bene il DEBATE, chi ha assistito ai dibattiti intermedi ed alla finale, sa che nessuno dei 40 ragazzi debaters ha mai asserito ciò di cui pubblicamente li si accusa.

Erroneamente si è detto che il Debate è un mero esercizio di public speaking: nulla di più falso. Il Debate è una palestra di pensiero, una metodologia che sviluppa competenze trasversali e che prepara le studentesse e gli studenti alla vita democratica, in quanto li mette in condizione di vagliare diversi punti di vista.

Questo non vuol significare che i debaters siano stati chiamati ad assumere posizioni estreme, né in un senso, né nell’altro. I debaters sono stati chiamati a documentarsi, e a non formulare giudizi aprioristici, così come hanno fatto gli studenti della IV F del liceo Amoretti.

Infatti, essi non hanno compreso assolutamente, così come invece è stato per i loro colleghi delle scuole liguri, il vero significato dell’argomentare e del confutare, che stanno alla base del debate.

Le confutazioni, viene insegnato loro, possono essere di vario tipo.

Per negazione,a d esempio,….”Ciò che affermi non è vero”…nessun debaters ha mai utilizzato questa tecnica!

Per superamento…”Ciò che affermi è vero, ma….” Ed in questo modo, la ricerca documentale delle squadre, ha aperto agli studenti altri punti di vista, facendo sostenere tesi, in posizione PRO, che difendevano, oltre alla necessità imprescindibile di salvare, anche quella di garantire sicurezza ai migranti ed ai popoli che li accolgono.

Come spesso accade, limitarsi all’apparenza coltiva menti poco elastiche e spesso meno democratiche di quanto non si pensi.

Il consiglio è, per chi non lo avesse ancora fatto,  di vedere il film “7 MINUTI” di Michele Placido. Un capolavoro nel suo messaggio fondamentale: Non sempre, la scelta che appare più immediata e più facile da sostenere, si rivela anche la migliore.

Ringrazio, in qualità di referente regionale, tutta la cabina di regia e la RETE WEDEBATE, ringrazio di cuore tutte le scuole partecipanti e gli insegnanti che hanno aderito all’iniziativa, perché  lo spirito che ha animato l’evento è stato proprio l’opposto dei quello per il quale si è ingiustamente accusati.

Ragazze e ragazzi hanno imparato che cos’è il confronto, che cosa significa non soffermarsi alla prima impressione, che cosa vuol dire accettare l’opinione altrui.

La squadra che ha rinunciato all’evento regionale, nello spirito del Debate, avrebbe potuto esprimere prima della manifestazione dubbi e perplessità, così come hanno fatto docenti ed alunni di altre scuole.

Le associazioni che accusano  senza essere minimamente documentate, dovrebbero fare altrettanto. Il messaggio di accoglienza e di rispetto che i 40 debaters hanno dato in sede di torneo regionale è di gran lunga più profondo e costruttivo delle sterili accuse aprioristiche rilasciate sui social”.

 

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