19 Aprile 2024 19:56

Cerca
Close this search box.

19 Aprile 2024 19:56

Imperia: no all’ospedale unico, già raccolte tremila firme. Esulta “Cittadinanza Attiva”. “Non ci fermeremo”/ la petizione

In breve: Nelle prossime settimane la raccolta firme si estenderà in tutta la provincia con l'obiettivo di arrivare a quota 25-30 mila.

Oltre 3000 firme raccolte in soli 10 giorni a sostegno di un tavolo di confronto per scongiurare la realizzazione dell’ospedale unico a Taggia con la conseguente chiusura, pronto soccorso compreso, degli ospedali di Imperia e Sanremo. È questo il risultato dagli attivisti di “Cittadinanza Attiva” che nei giorni scorsi, hanno allestito un banchetto informativo nei pressi dei mercati rionali di Oneglia, Porto Maurizio e Diano Marina per portare avanti una petizione popolare che sarà presentata nei prossimi mesi al governo della Regione Liguria, in particolare all’assessore alla sanità Sonia Viale. 

Nelle prossime settimane la raccolta firme si estenderà in tutta la provincia con l’obiettivo di arrivare a quota 25-30 mila.

No all’Ospedale Unico: già raccolte 3 mila firme. “Tanta preoccuazione tra la gente, c’è troppa disinformazione”

“Alcuni sindaci dell’andorese come quelli di Stellanello e Testico si sono schierati contro l’ospedale unico a Taggia e altri amministratori stanno appoggiando la nostra battaglia – commenta Mauro Manuello del comitato imperiese di Cittadinanza Attiva – anche se a noi interessa la gente. Stiamo riscontrando un interesse e preoccupazione molto forte relativamente alla nostra petizione che ha già raccolto più di tremila firme. C’è disinformazione, forse ad hoc, sull’argomento e una volta che le persone capiscono quello che potrebbe succedere firma immediatamente.

Vogliamo creare alcune iniziative come un dibattito pubblico al quale sarà invitata anche l’assessore Sonia Viale. Noi tutti i sabati mattina siamo in via San Giovanni a Oneglia, il giovedì a Porto Maurizio in zona mercato e il martedì mattina saremo al mercato di Diano Marina. Non ci siamo dati un limite di tempo ma vogliamo raccogliere almeno 25-30 mila firme, almeno 10 mila entro la fine dell’estate. Molti esercenti commerciali, anche quelli nell’entroterra, ci stanno dando una mano facendo firmare le persone presso i loro negozi o edicole.

Questa decisione da parte del governo regionale suscita preoccupazione non solo nella popolazione anziana, la nostra provincia detiene il primato nazionale, ma anche nei turisti e proprietari di seconde case che hanno fatto un investimento rincuorati dalla presenza di un presidio ospedaliero nelle vicinanze. Ci pare che l’operazione sul Saint Charles di Bordighera sia il preludio di una sanità consegnata in mano ai privati in tutta la provincia. Vogliamo che la Regione apra un tavolo di confronto e ci ascolti”

Ecco il testo della petizione: 

“La Regione Liguria vuole chiudere gli ospedali di Imperia e Sanremo e costruìre un nuovo ospedale nel Comune di Taggia a nord della stazione ferroviaria a ridosso deì torrente Argentina.
Così le due città più popolose della provincia perderanno Pronto Soccorso e Ospedale in cambio di un ospedale nuovo, il cui progetto costerà almeno 250 milioni di euro e che ospiterà gli stessi reparti attualmente esistenti.

Alle lunghe liste di attesa e a una carenza della medicina sul territorio si aggiungerà anche il disagio di dover raggiungere un ospedale sempre più lontano con i noti problemi di viabilità e danni all’economia e alla qualità della vita di tutta la popolazione provinciale e dei turisti.

La svendita degli ospedali di Sanremo e Imperia, se mai potrà avvenire, porterà ben pochi soldi, di gran lunga insufficienti per coprire le spese del nuovo ospedale, come anche i finanziamenti del Governo nazionale.

E molto meglio investire sul personale sanitario, sulle auto mediche, sull’innovazione tecnologica, sulla formazione, sulla medicina preventiva e sul territorio per abbattere le liste di attesa nei Pronto Soccorso, per esami e visite specialistiche, per gli interventi chirurgici in elezione e per ridurre le fughe di pazienti fuori Asl o fuori Regione”.

Condividi questo articolo: