19 Aprile 2024 02:41

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19 Aprile 2024 02:41

Coronavirus, Imperia: Rifondazione Comunista sulla sanità pubblica. “Unico baluardo per fronteggiare emergenza. Prima di utilizzare navi si mettano a disposizione strutture private”

In breve: I tagli al Fondo del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), per oltre 30 miliardi di euro, nell’ultimo decennio hanno gravemente danneggiato la Sanità pubblica

La federazione provinciale di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista interviene sul fronte della sanità pubblica, a seguito dell’emergenza Coronavirus che sta mettendo a dura prova l’intero paese.

Coronavirus: Rifondazione Comunista interviene sulla sanità pubblica

“L’emergenza Covid-19 dimostra che solo la Sanità pubblica può essere un baluardo capace di fronteggiare un’emergenza simile a tutela della salute di tutti i cittadini. I presidi ospedalieri e le strutture territoriali con con medici, infermieri, operatori sociosanitari insieme con i militi e i volontari delle pubbliche assistenze stanno fronteggiando il crescente numero di pazienti ammalati di Covid 19 sia al domicilio che nelle strutture ospedaliere attraverso la loro professionalità e turni massacranti spesso senza riposi compensativi.

I tagli al Fondo del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) per oltre 30 miliardi di euro nell’ultimo decennio hanno gravemente danneggiato la Sanità pubblica italiana considerata, fino a 20 anni or sono, una vera e propria eccellenza nel mondo.

Di qui sono derivati:

  • riduzione di posti letto con conseguente chiusura di reparti, accorpamenti di ospedali, declassamento di Pronto Soccorso (PS), allungamenti dei tempi di attesa per visite ed esami specialistici o interventi chirurgici programmati
  • carenze di personale per il decennale blocco degli organici per cui mancano 56 mila medici e almeno 50mila infermieri, complice anche l’istituzione del “numero chiuso” per l’accesso alle Facoltà di Medicina e alle Scuole di Specializzazione.
  • progressiva riduzione dei Medici di base, spesso lasciati da soli nel fronteggiare un sempre maggiore numero di pazienti Covid pos o sospetti tali che si trovano al domicilio. Se adeguatamente supportati da personale sanitario domiciliare, potrebbero rappresentare uno straordinario punto di forza nel prevenire e controllare la diffusione del virus evitando il sovraffollamento dei PS e dei presidi ospedalieri.
  • la drammatica carenza di adeguati dispositivi di protezione individuali (DPI) ha contribuito a far sì che salisse a 8 la percentuale di sanitari contagiati rispetto ai casi totali con sette morti fra i camici bianchi.
  • in molte province italiane del Nord il numero di posti letto in Terapia Intensiva, appena sufficiente in situazioni di normalità, è ben presto diventato insufficiente di fronte a tale pandemia.

Per affrontare il difficile momento e per il futuro occorrono:

  • un piano di investimenti per il rilancio della Sanità Pubblica che comprenda anche uno o più siti capaci di produrre, nell’interesse nazionale, apparecchiature elettromedicali, DPI e farmaci per emergenze di tipo infettivologico (vedi l’istituto chimico-farmaceutico militare di Firenze)
  • piano straordinario di assunzione di medici e infermieri
  • rafforzamento della medicina territoriale, domiciliare e riabilitativa
  • aumento dei posti letto e stop alla chiusura di ospedali che proprio in questa emergenza si sono rivelati quanto mai utili per allestire reparti di pazienti covid pos separati dai normali reparti ospedalieri
  • revisione delle convenzioni con le strutture private.

A tal proposito e in questa situazione di emergenza, tutte le strutture private, come sta avvenendo per i grandi ospedali privati convenzionati, e quei presidi dismessi (come nella nostra provincia il padiglione Barellai di Costarainera) devono essere messi a disposizione del SSN per incrementare i posti letto destinati ai pazienti respiratori o ai normali degenti prima di utilizzare navi o caserme dismesse che richiedono enormi spese per una riconversione sanitaria”.

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