27 Aprile 2024 03:47

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27 Aprile 2024 03:47

Liguria: Corte dei Conti boccia amministrazione Toti. “Sanità. Costi elevati, ma inefficienza e bassa qualità”/La relazione

In breve: E' una relazione durissima quella del Procuratore Regionale della Corte dei Conti Claudio Mori sull'operato della Regione Liguria.

E’ una relazione durissima quella del Procuratore Regionale della Corte dei Conti Claudio Mori sull’operato della Regione Liguria e, segnatamente, dell’amministrazione in carica guidata dal Governatore Giovanni Toti.

Nel mirino dell’organo di controllo contabile, in particolare, la sanità, le concessioni demaniali, le società partecipate e il Ponte Morandi.

Regione Liguria: Corte dei Conti boccia amministrazione Toti

Sanità

Il Procuratore Mori sottolinea come la Regione Liguria abbia chiuso il 2019 con un“disavanzo complessivo di euro 64 milioni”e che “la Liguria ha il peggior disavanzo dopo quello del Molise (coperto con risorse regionali aggiuntive proprie, per un importo di 65 milioni di euro)”.

“Anche nel 2019 – si legge nella relazione – nessun ente del servizio sanitario regionale chiude l’esercizio 2019 con il conseguimento di un utile ed il saldo della mobilità extra-regionale presenta un valore negativo pari ad euro 71.241.277,00, superiore a quello conseguito nel 2018 pari ad euro 53.588.466,00 – con un peggioramento, quindi, di circa 18 milioni di euro.

Tutto ciò è in linea con il trend negativo dal 2014 al 2019 e conferma, quindi, la scarsa attrattività del sistema sanitario regionale ligure, ed i valori rimarrebbero, comunque alti anche allorquando si volesse tener conto, nella determinazione del saldo, della componente fisiologica, così come indicato dalla Sezione nella relazione”.

All’analisi dei numeri segue una valutazione tranchant sulla qualità del sistema sanitario ligure.

“A fronte di disavanzicostanti nel tempo –  si legge – anzi nel 2019 è aumentato di circa 8 milioni di euro rispetto al risultato del 2018 – tenuto conto, anche, del fatto che il piano di efficientamento del servizio sanitario previsto dall’articolo 5 della legge n. 34/2016 non ha prodotto, rebus sic stantibus, né una razionalizzazione dei costi, né un miglioramento della qualità delle prestazioni erogate, né una riduzione del disavanzo (quindi con costi che superano costantemente le entrate – peraltro, calcolate, almeno in parte, in modo potenzialmente idoneo a garantire la erogazione dei LEA in condizione di appropriatezza) in Liguria, essendo attribuito un punteggio per i LEA costante nel tempo – rimasto, pressoché stabile, a 195/194 almeno fino al 2017 – si deve concludere che il costo pro-capite molto elevato, sostenuto dai cittadini liguri, non finanzia la qualità delle prestazioni, ma, finanzia l’inefficienza del sistema sanitario ligure, il quale, a sua volta, eroga prestazioni di media-bassa qualità”.

Società partecipate – fusione Ire-Ips

L’analisi del Procuratore Mori sull’operato della Regione Liguria è impietosa.

“Pienaconsapevolezza da parte di tutti gli interlocutori,amministratoriregionali e societari- si legge nella relazione – che non si sarebbe potuto procedere alla fusione per incorporazione per l’ovvia conseguenza che I.R.E. di fronte ai creditori, avrebbe risposto di tutti i debiti.

E piena consapevolezza di dover trovare – qualunque essa sia, a prescindere dalla convenienza economica  – una strada alternativa alla fusione. Tanto è vero che con la deliberazione n. 899, del 31 ottobre 2018, la Giunta regionale prende in considerazione esclusivamente la ricapitalizzazione di I.R.E. autorizzando Fi.L.S.E. a sottoscrivere l’aumento di capitale, già deliberato in data 25 ottobre, senza far riferimento all’operazione di aggregazione che di lì a poco avrebbe concluso la prima fase (il contratto di cessione d’azienda è del 12 novembre 2018, con decorrenza degli effetti giuridici dal 1° dicembre 2018)”.

“Quindi, in via definitiva – si legge ancora – l’operazione posta in essere dalla Regione è palesemente elusiva in quanto non tiene conto del criterio della ragionevolezza economica dell’operazione posto che: da un lato il debito di  I.P.S. nei confronti di I.R.E. e pari alla differenza tra l’attivo ed il passivo conferito, sarà onorato se e quando I.P.S. avrà la disponibilità economica per farvi fronte e dall’altro lato non esiste, agli atti, la redazione di un piano di risanamento della società che giustifichi ex ante la sostenibilità economico-finanziaria dell’operazione, mentre, nel frattempo, i dipendenti di I.P.S. sono, dal 1° dicembre 2018, transitati nell’organico di I.R.E”.

Filse

“Si rileva anche che, sistematicamente, la Regione utilizza FILSE quale soggetto interposto per raggiungere risultati che, alla Regione medesima, sarebbero vietati, dando luogo, pertanto, ad un fenomeno palesemente elusivo posto in essere attraverso lo strumento societario che, secondo un noto istituto appartenente agli ordinamenti di common law, ossia il piercing the corporate veil, imporrebbe di ritenere l’operazione elusiva direttamente imputabile alla Regione stessa”.

Ponte Morandi

“Desta perplessità, ed in parte preoccupazione – si legge nella relazione – lo stato di inutilizzazione delle risorse provenienti dal Ministero a seguito del crollo del viadotto del Polcevera-Ponte Morandi.

Nella parte della relazione in cui sono partitamente indicati i capitoli di entrata e di spesa legati al sistema del trasporto regionale, si trova l’indicazione dei seguenti capitoli

  • capitolo 3155, avente ad oggetto, sinteticamente ‘Finanziamento dei servizi di trasporto aggiuntivi, per l’efficientamento e per l’integrazione tariffaria conseguenti al crollo del viadotto del Polcevera‘ con uno stanziamento di euro 11.665.000,00, impegnato per l’intero importo e che non presenta alcuna liquidazione;
  • capitolo 3157, avente ad oggetto, sinteticamente: ‘Finanziamento dei primi interventi urgenti di protezione civile a seguito del crollo del viadotto del Polcevera’ con uno stanziamento di euro 4.580.000,00, impegnato per l’intero importo e che non presenta alcuna liquidazione;
  • capitolo 3156, avente ad oggetto, sinteticamente ‘Finanziamento dei servizi di trasporto aggiuntivi, per l’efficientamento e per l’integrazione tariffaria conseguenti al crollo del viadotto del Polcevera’ con uno stanziamento di euro 11.835.000,00, interamente impegnato e indica liquidazioni per un importo di euro 5.868.313,51, pari, quindi, al 50%;
  • capitolo 3158 avente ad oggetto, sinteticamente: ‘Finanziamento dei primi interventi urgenti di protezione civile a seguito del crollo del viadotto del Polcevera’, con uno stanziamento di euro 120.000,00, neppure impegnato.

Orbene, questa Procura contabile non conosce le ragioni, anche in considerazione della gravità dell’evento e del pesantissimo impatto che lo stesso ha avuto sulla economia locale e su quella regionale, per le quali queste somme non siano state spese o, comunque, spese in misura minima”.

Demanio marittimo e Bolkestein

Il Procuratore Mori pone seri dubbi sull’operato della Regione Liguria in tema di rinnovo delle concessioni demaniali ai balneari.

Non è mai sfuggito a questa Procurasi legge – che la questione, anche per i gravi ritardi accumulati, è estremamente complessa e vede, nettamente distinti, da una parte gli obiettivi di salvaguardia ambientale e di accesso ad un bene pubblico da parte dei cittadini, dall’altra le richieste di garanzie economiche per i gestori concessionari; un intreccio di interessi confliggenti e di difficile composizione.

Tuttavia, in sede di giudizio di parificazione, nel corso dell’anno passato, questa Procura aveva chiaramente ammonito, sottolineando che la strategia dei Legislatori, nazionale e regionale, non potesse essere quella di ‘fermare la Bolkestein’, spingendosi a formulare valutazioni estremamente negative sulle decisioni dei Legislatori.

Tali valutazioni diversamente da quanto dichiarato da alcuni rappresentanti della politica regionale – non erano di natura politica, ma esclusivamente giuridica.

Non si può non rilevare, in questa sede, come per un inaccettabile e odioso decadimento del lessico pubblico – che si accompagna sovente ad una mistificazione degli argomenti che si vogliono demolire – trattare della legalità – da parte di una Procura contabile, cioè trattare di quello che è il bene la cui tutela è affidata alla nostra e alle altre magistrature – ingenera, sistematicamente, un rilevante grado di insofferenza da parte del ceto politico, specie quando questa trattazione impinge interessi economici di rilevantissima entità, riconducibili, o addirittura direttamente imputabili, a classi o gruppi di pressione più o meno influenti.

Le valutazioni critiche e le preoccupazioni manifestate da questa Procura, in punto di legalità dell’azione amministrativa, hanno trovato riscontro nelle valutazioni del Giudice amministrativo e del Giudice penale, come era stato ampiamente previsto”.

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