29 Marzo 2024 01:59

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29 Marzo 2024 01:59

PORTO DI IMPERIA, SEZIONI UNITE CASSAZIONE – Respinto il ricorso della Procura della Repubblica di Imperia. No al sequestro dei beni di Caltagirone, rimane l’incognita sulla pubblicità della Porto di Imperia S.P.A.

Porto di Imperia (3)

Respinto il ricorso della Procura della Repubblica di Imperia. È stato questo il verdetto emesso questa sera dalle Sezioni Unite della della Corte di Cassazione di Roma dopo circa 10 ore di camera di Consiglio che ha dichiarato “inammissibile il ricorso della Procura imperiese. Il ricorso presentato dai legali di Francesco Bellavista Caltagirone (sotto processo a Torino per truffa aggravata ai danni dello Stato,ndr) aveva come obiettivo dimostrare che la Porto di Imperia S.P.A., partecipata al 33% delle azioni da Aquamare srl, Imperia Sviluppo S.P.A e Comune di Imperia, fosse in realtà una società privata ma sopratutto impedire il sequestro preventivo dei beni del gruppo Acqua Marcia di proprietà della famiglia Caltagirone.

Per avere la conferma dell’orientamento di questa sera sulla pubblicità o meno della società bisognerà attendere le motivazioni della Corte che non saranno depositate prima di 30 gg. È stato l’avv. Filippo Dinacci ad esporre la tesi di Acquamare srl che si opponeva alla richiesta di sequestro preventivo dei beni delle società di Caltagirone. La Cassazione ha ricalcato la sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Imperia (Domenico Varalli, Marina Aicardi e Enrica Drago) che nel settembre 2012,hanno rigettando il ricorso presentato dalla Pm Maria Antonia Di Lazzaro in merito al provvedimento di sequestro cautelativo dei beni all’Acquamare nell’ambito dell’inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato sul porto turistico di Imperia.

I giudici imperiesi scrivevano “[…] non sussite il danno erariale in quanto l’Ente pubblico (Comune di Imperia) non ha subito alcun depauperamento a causa dell’illecito non avendo in alcun modo mai direttamente finanziato l’opera“.Soggetto direttamente danneggiato della operazione è la Società Porto di Imperia, titolare della concessione e quindi il demanio che, in un rapporto giuridico corretto avrebbe goduto di una quota ben superiore al 30% del costruito, e quindi avrebbe conseguito risorse da investire per la collettività”.

La sentenza è destinata a influenzare il processo in corso a Torino anche se non in modo significativo, infatti, il Pubblico Ministero Giancarlo Avenati Bassi, probabilmente, modificherà il capo di imputazione che passerà da Truffa aggravata ai danni dello Stato (inteso come Comune di Imperia) a truffa al Demanio. 

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