24 Aprile 2024 19:22

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24 Aprile 2024 19:22

Imperia: No Borders a processo per favoreggiamento e resistenza, attivista testimonia in aula. Fuori dal Tribunale protesta pacifica/Foto e Video

In breve: Secondo l’accusa, nel maggio 2016 a Ventimiglia, gli imputati avrebbero “fatto da scudo umano“, per impedire alla Polizia  di identificare  un no border accusato di aver danneggiato un’auto di servizio della Croce Rossa.

Nuova udienza, questa mattina in Tribunale a Imperia, per il processo che vede sul banco degli imputati  quattro attivisti accusati di favoreggiamento personale e resistenza a pubblico ufficiale, difesi  dagli avvocati Laura Tartarini, Pietro Serracchieri e Gianluca Viale.

All’esterno del Tribunale, come di consueto, alcuni attivisti si sono radunati per una protesta pacifica, al coro libertà“, esponendo uno striscione all’esterno del Palazzo di Giustizia (“Da quando il sostegno ai migranti è reato?“).

In particolare, secondo l’accusa, nel maggio 2016 a Ventimiglia, gli imputati avrebbero “fatto da scudo umano“, per impedire alla Polizia di identificare un no border accusato di aver danneggiato un’auto    di servizio della Croce Rossa scaricandogli sopra il contenuto di un estintore.

Gli agenti, intervenuti sul luogo dei fatti, sarebbero stati condotti dai volontari della Croce Rossa dinnanzi alla chiesa di San Nicola, in Via Roma, a Ventimiglia, dove avrebbero riconosciuto il responsabile del danneggiamento, in realtà mai identificato. Secondo quanto riferito oggi in aula da uno degli agenti intervenuti “gli attivisti mi hanno strappato dalle mani il soggetto, portandolo dentro la chiesa e impedendomi di avvicinarmi e identificarlo formando uno scudo umano”.

Imperia: No Borders a processo, attivisti in protesta davanti al Tribunale

Questa mattina in aula, dinnanzi alla giudice monocratica Francesca Minieri, è stata la volta dell’audizione di uno dei quattro attivisti imputati, una 35enne.

“Da diverse settimane mi impegnavo, a Ventimiglia, nel sostegno ai migranti. Poi, dopo la chiusura dell’unico centro di accoglienza, quello della Croce Rossa, perché si riteneva che l’emergenza fosse finita, molte persone hanno iniziato ad accamparsi sotto al fiume, 200-250 persone. Ricordo che ci fu un primo trasferimento forzato dei migranti accampati sotto il fiume verso gli hotspot, poi un’ordinanza dell’allora Sindaco Ioculano per lo sgombero. Da quel momento in tanti hanno deciso di raggiungere la chiesa di San Nicola per cercare ospitalità.

Ho passato la notte prima dei fatti contestati dentro la chiesa. Il giorno successivo ricordo di aver visto tante pattuglie passare. Le prime persone con cui ho interagito erano i poliziotti che volevano entrare in chiesa. Mi sembravano tranquilli, però c’era grande agitazione tra i migranti, avevano paura di essere portati via. Del fatto della Croce Rossa in quel momento non sapevo niente, l’ho scoperto solo il giorno successivo, quando sono uscita dal Commissariato. Infatti, non capivo perché volessero entrare all’interno della chiesa. Qualcuno gli ha impedito di entrare? Io, onestamente, non ho visto niente. Sono sempre rimasto all’esterno, in loro presenza, e non ho assistito ad alcun tentativo di resistenza. 

Alla fine i due agenti non sono entrati e poco dopo sono arrivati i Carabinieri in tenuta antisommossa. Hanno spiegato di voler indentificare tutte le persone bianche, noi tutti abbiamo collaborato senza problemi, seguendoli sino in Commissariato.

Dopo quei fatti, una volta uscita dal Commissariato, ho ricevuto un foglio di via dalla Questura di Imperia. Ho fatto ricorso al Tar e ho vinto, lo stesso è accaduto al Consiglio di Stato”.

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