19 Aprile 2024 01:34

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19 Aprile 2024 01:34

Inchiesta corruzione Imperia: ecco il giro d’affari intorno all’Ato idrico. Checcucci-Tedeschini, incarichi per 140 mila euro dalla Provincia

In breve: L'inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, con ipotesi di reato corruzione, che vede coinvolta Gaia Checcucci, Commissario dell'Ato idrico Imperiese, si concentra quasi esclusivamente sulla Provincia di Imperia, in particolare sugli incarichi assegnati allo studio Tedeschini.

L’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, con ipotesi di reato corruzione, che vede coinvolta Gaia Checcucci, Commissario dell’Ato idrico Imperiese, si concentra quasi esclusivamente sulla Provincia di Imperia, in particolare sugli incarichi assegnati allo studio Tedeschini. Basti pensare che delle 84 pagine di ordinanza di custodia cautelare,64 sono dedicate proprio all’affaire Imperia.

L’indagine della Procura di Roma ha portato agli arresti di due avvocati di diritto amministrativo, Federico Tedeschini e il collega Pierfrancesco Sicco, e alla sospensione cautelare, per 12 mesi, dell’avvocato Gianmaria Covino e di Gaia Checcucci, Commissario dell’Ato Idrico Imperiese.

L’inchiesta riguarda i rapporti, secondo la Procura “di evidente natura illecita”, tra la Checcucci – Commissario dell’Ato idrico imperiese – e l’avvocato Tedeschini, tramite l’intermediazione di Pierfrancesco Sicco, compagno della Checcucci, e con il “concreto, fattivo coinvolgimento di Gianmaria Covino, collega di studio dell’avvocato Tedeschini.

La Procura ha individuato nel conferimento di plurimi incarichi allo studio Tedeschini l‘atto contrario ai doveri d’ufficio compiuto dalla Checcucci che, nelle vesti di Commissario dell’Ato Idrico Imperiese, in cambio avrebbe ricevuto utilità consistite principalmente nella promessa e nella corresponsione, da parte di Tedeschini, di somme di denaro al compagno della Checcucci, Pierfrancesco Sicco , attraverso consulenze fittizie, nonchè nell’intervento di Tedeschini per favorire l’incontro della Checcucci con figure istituzionali per una nomina in posizione dirigenziale all’interno delle strutture istituite per la realizzazione del PNRR.

Imperia: inchiesta corruzione, il giro d’affari intorno all’Ato idrico

“Dalla documentazione acquisita dalla P.G. presso la Provincia di Imperia – si legge nell’ordinanza, firmata dal Gip Roberto Confortiemerge che il commissario ad acta Checcucci Gaia ha conferito allo studio Tedeschini prima un  incarico di assistenza tecnico-giuridica per gli adempimenti in capo al commissario ad acta presso la provincia di Imperia e successivamente numerosi incarichi di rappresentanza e difesa in giudizio del commissario ad acta. Giova altresì sottolineare come nel periodo di tempo indicato ossia negli anni 2020/2022, alcun altro legale sia stato nominato dalla Checcucci”.

In totale lo studio Tedeschini ha ricevuto dalla Provincia di Imperia, tramite Gaia Checcucci, incarichi per 142.360,42 euro (incassati poco più di 65 mila euro).

Gli incarichi affidati allo studio Tedeschini

Il primo incarico

Il primo incarico (45.476 euro) è datato 8 aprile 2020. Si tratta di un incarico di consulenza legale per supportare il Commissario ad acta nell’ambito delle seguenti procedure:

  • subentro in Rivieracqua delle precedenti gestioni, ormai cessate, con valutazione di ogni attività prodromica e preparatoria all’avvio di eventuali azioni anche giudiziarie, da porre in essere a carico dei soggetti inadempienti, nonché a tutela dell’operato dell’organo commissariale nei confronti delle iniziative giudiziarie che tali soggetti dovessero intraprendere.
  • individuazione di un gestore unico d’ambito per l’attuazione del Piano d’ambito, per il riordino del servizio idrico integrato e la sua messa a regime.
  • procedura di aggiornamento del Piano d’ambito e della sua articolazione, in ordine alla quale sussiste alta probabilità che possa essere oggetto di impugnazione.

“Con il primo provvedimento – scrivono gli inquirenti – si affida a Tedeschini la consulenza legale e la gestione dei contenziosi che potrebbero essere avviati a seguito dell’adozione di provvedimenti commissariali; la cessazione dell’incarico è fissata alla conclusione della procedura di aggiornamento e approvazione del piano d’ambito […] si ritiene che il provvedimento sia stato adottato in violazione delle norme e dei criteri in precedenza riportati per più ordini di motivi”. 

“Non si tratta di un incarico conferito ad hoc in relazione ad una determinata questione, ma di un incarico onnicomprensivo, avente ad oggetto l’assistenza sia nelle potenziali controversie nelle quali l’ente potrebbe essere coinvolto, sia come supporto al commissario nello svolgimento dei propri compiti. L’incarico conferito, per il quale nello stesso decreto si evidenzia la necessità che il professionista fornisca un supporto specialistico con riferimento al servizio idrico sotto tutti i profili tecnici, economici, finanziari, giuridico-amministrativi, societari, appaltistici e fallimentari, appare proprio rientrare nell’ipotesi per la quale il parere del Consiglio di Stato prevede il ricorso alla forma dell’appalto, che non attiene a una questione o ad un affare predeterminato, ma riguarda una prestazione della quale sono definiti solo i contenuti generali. Anche le linee guida ANAC prevedono la forma dell’appalto”.

“E’ evidente la violazione dei principi fissati in materia dal codice, come interpretati dal Consiglio di Stato e dall’ANAC, ed in particolare il principio di imparzialità che richiede una valutazione equa ed imparziale dei concorrenti […] il principio della parità di trattamento che mira ad evitare qualunque posizione di favore o vantaggi ingiustificati per un singolo soggetto […] i principi di pubblicità e trasparenza dell’azione  amministrativa […] ed ancora, pur ritenendosi concreto il rischio di controversie nelle quali l’ente sarebbe stato parte, non veniva predisposto né in epoca precedente né in epoca successiva a tale primo incarico, un elenco di professionisti, dal quale attingere per la nomina del legale da incaricare, best practice, raccomandata sia dal Consiglio di Stato che dall’ANAC”.

Gli altri incarichi

Con i successivi decreti il commissario Gaia Checcucci ha conferito allo studio Tedeschini, e in particolare agli avvocati Tedeschini e Covino, la rappresentanza legale e la costituzione in giudizio in procedimenti pendenti dinnanzi al TAR o al Consiglio di Stato.

Deve evidenziarsi – scrivono gli inquirenti – come tutti i decreti abbiano la medesima motivazione, a conferma del fatto che non vi era alcuna ragione specifica, connessa alla particolare natura o all’oggetto della controversia, che giustificasse il conferimento dell’incarico sempre al medesimo professionista [… ] Attraverso i ripetuti incarichi, è stato creata una posizione di assoluto favore e di indubbio vantaggio per il singolo professionista, che ha beneficiato di plurimi, ripetuti affidamenti, con violazione del principio di rotazione o comunque di equa ripartizione”.

Gli accordi per una percentuale sugli incarichi tra Checcucci-Sicco-Tedeschini e i ritardi nei pagamenti

“Sin dal principio, ossia sin dal primo incarico –  scrivono gli inquirenti – l’intesa era nel senso che una parte dei compensi erogati dall’ATO Ovest allo studio Tedeschini sarebbe stata versata a Sicco, come sua percentuale […] gli indagati hanno concluso precisi accordi, che prevedono le rispettive percentuali, e, nel momento in cui saranno erogate le somme che Tedeschini sta aspettando, a Sicco verrà corrisposta ‘la sua parte’, che è strettamente collegata agli importi già liquidati […] per dare una apparente giustificazione lecita all’operazione dovrà essere indicata una ‘credibile forma di consulenza’ che, evidentemente, non esiste e deve essere fittiziamente individuata ad hoc”.

Il 10 marzo 2022 Tedeschini parla con Pierfrancesco Sicco. La conversazione è intercettata dai Carabinieri.

“C’hai ancora una montagna ferma da Gaia…120mila euro…fermi dice Sicco a Tedeschini, che risponde “Si, mo appena arrivano questi eventualmente che stiamo a fare, quando arrivano ti diamo la parte tua non c’è problema […] cerchiamo anche di pensare, perché ricorda però sempre su sta cosa dobbiamo stare attenti, qualche credibile forma di consulenza su qualche cosa”.

Sicco gli risponde: “Assolutamente…poi mi dici insieme decidiamo l’oggetto […] Lo vediamo pure con Covino, lo facciamo su qualche cosa che è fuori sacco“.

Alla fine, per l’oggetto, si opta per l’ecobonus. Lo si evince da una conversazione tra Tedeschini e il collega di studio Covino, intercettata dai Carabinieri. In merito all’oggetto delle fatture di Sicco, Tedeschini spiega a Covino. “Io ho avuto diversi soldi per quella storia…manco l’hai seguita…la cosa mia che la segue Gemma da fuori…la storia degli ecobonus…digli che gliela mettiamo là sopra…una o due su ecobonus…”.

Il 15 giugno 2022 Tedeschini effettua un bonifico sul conto corrente di Pierfrancesco Sicco pari a 10.688 euro per una consulenza con oggetto “Superbonus”. Per gli inquirenti è la prova del concretizzarsi degli accordi corruttivi.

L’ipotesi di dividere gli incarichi con lo studio Alma

Covino si relaziona direttamente con la Checcucci anche in relazione al coinvolgimento dello studio Alma, dove lavora il figlio di Pierfrancesco Sicco, Leonardo. Covino ipotizza la possibile ripartizione di competenze tra lo studio Tedeschini e lo studio ALMA e la strada da percorrere per proseguire la loro collaborazione: “Siccome prima c’erano tutti quei contenziosi pendenti…la potremmo legare più che altro al rischio di contenzioso, ora derivante anche da quella nota del Comune di Terzorio...però direi che l’ipotesi non può essere un’ipotesi così aleatoria, cioè troppo vaga io sto parlando in termini di incarico…come motivazione….”. 

Secondo gli inquirenti è un’altra prova del fatto che il privato e il pubblico ufficiale, la Checcucci, si accordano sulla motivazione del futuro incarico e per giustificare, nell’apparente rispetto della normativa, la prosecuzione del rapporto di collaborazione stabiliscono anche i termini precisi dell’incarico.

Il ritardo nei pagamenti

Tedeschini non riuscirà a rispettare gli accordi, secondo l’ipotesi accusatoria perché ha in corso una procedura di rottamazione con l’Agenzia delle Entrate per la definizione agevolata di alcuni debiti iscritti a ruolo; a causa della pendenza della procedura e della necessità di evitare il pignoramento degli incassi di fatture emesse nei confronti di enti pubblici (visibili alla Agenzia delle Entrate), lo studio Tedeschini differisce l’emissione di fatture nei confronti dell’Ato idrico imperiese per gli incarichi già espletati, mettendo in difficoltà la Checcucci, che ha già disposto l’accantonamento delle somme in bilancio e, al tempo stesso, costringendo Sicco e la stessa Checcucci ad attendere altro tempo per ottenere la retrocessione della loro quota parte dei compensi.

L’incarico da 149 mila euro saltato. Gli stratagemmi per eludere i controlli della Guardia di Finanza. Per gli inquirenti è una prova schiacciante

“L’avv. Siccoscrivono gli inquirenti si fa portavoce di una richiesta della compagna, Gaia Checcucci che, nella qualità di Commissario ad acta dell’Ato idrico di Imperia, intende affidare allo studio Tedeschini un incarico di consulenza per un importo elevato, sia pure nel limite della soglia di rilevanza comunitaria (149 mila euro), con l’accordo che l’avvocato Tedeschini si avvalga, per l’esecuzione, di uno studio di Milano (Alma) con il quale collabora l’avv. Leonardo Sicco, figlio di Pierfrancesco, così da veicolare a quest’ultimo parte del compenso”.

La prova dell’accordo illecito, secondo gli inquirenti, è contenuta in una conversazione telefonica tra Sicco e Tedeschini, datata 15 gennaio 2022.

Sicco, rivolgendosi al collega, dice: Gaia [Checcucci, ndr] non vuole dare un incarico doppio! ma lo vuole dare solo a te! e solo al tuo studio… tu ti fai un accordo, per non far risultare, capito? puntualmente…il figlio…perchè comunque ci sono io! … tu ti prendi 120.000 euro, e poi tu dici ‘io ho un mio consulente che gli ho dato 30.000 euro’, ma mica deve essere scritto da nessuna parte che gliel’hai date per svolgere questa attività“. 

“Il prof. Tedeschini – si legge nell’ordinanza – non si limita a dare la sua disponibilità, ma illustra al collega le clausole contrattuali da inserire nell’affidamento dell’incarico così da avere ampio margine di manovra, al tempo stesso, la possibilità di precostituirsi una valida giustificazione formale in caso di controlli della Guardia di Finanza”.

Tedeschini rassicura il collega che, una volta stilato adeguatamente il contratto, avrebbe potuto richiedere l’ausilio di un altro studio, così da avere mano libera e scegliere la collaborazione dello studio milanese ove lavora il figlio di Sicco, che avrebbe regolarmente emesso fattura nei confronti del suo studio. A quel punto, una volta effettivamente resa e fatturata la prestazione, nessuno sarebbe potuto risalire agli accordi a monte e sindacare la scelta ‘discrezionale’ dello studio Tedeschini di avvalersi di altro professionista (“Tu  mi devi devi andare a dimostrare che io ho fatto questo perché avevamo fatto un pactum sceleris! E come cazzo me lo dimostri? […] La Guardia di Finanza va a vedere…perché glielo ordina il Gip in questi casi, va a vedere se tu hai fatto effettivamente certa attività…[…] quindi deve essere motivata“).

In particolare, l’avvocato Tedeschini riferisce al collega Sicco  che, in caso di controlli, avrebbe fatto finta di ignorare che all’interno dello studio in questione lavorasse il figlio della Checcucci (“Abbiamo fatto una cosa a Firenze, mi è piaciuto come lavora, ho preso lui […]Ma scusi, è il figlio del compagno della…[…] Ah si? Ma guardi….io non ci avevo fatto caso […] perchè non c’era incompatibilità […] io sono un privato, mica sono una Pubblica Amministrazione!”).

L’incarico salta per i dubbi del figlio di Piefrancesco Sicco

L’incarico non verrà perfezionato (e infatti non compare nelle contestazioni di reato degli inquirenti, anche se viene annoverato tra le prove a suffragio del sistema degli accordi illeciti ) per i dubbi palesati dall’avvocato Leonardo Sicco, figlio di Pierfrancesco. 

I dubbi di Leonardo Sicco

“Leonardo Sicco – si legge nell’ordinanza – mette in guardia il padre sulla spregiudicatezza di quel modo di agire e sulla palese illiceità dell’accordo, atteso che quell’importo così elevato per un incarico dall’oggetto indeterminato, avrebbe prevedibilmente attirato l’attenzione di terzi, soprattutto se rapportato agli importi medi degli incarichi affidati dalla Provincia di Imperia a legali (pari a circa 3-4 mila euro)”.

Il 9 marzo 2022 Leonardo Sicco esprime tutte le proprie preoccupazioni al padre, contrario però all’idea di cedere parte dei guadagni.

“Non è soglia o non soglia. Siccome Gaia sta accelerando, sono sinceramente preoccupato! Sono sinceramente preoccupato che stiamo andando un po’ troppo incauti, soprattutto per gli importi […]”.

Il 15 marzo in una nuova telefonata, Leonardo dice al padre: Non bisogna sbagliare sull’importo! Perchè se l’importo, ti pizzicano…io ho visto i siti…sulla Provincia gli avvocati prendono 2.000-3.000-2.000-3.000- 3.000, quindi un affidamento di questo finisce dritto dritto dove deve finire!...[…] se gli scrivi che si fa una parte di consulenza precedente, la redazione dei documenti di gara e l’assistenza durante…fino all’affidamento…è una forma ibrida! Che non è né un appalto né una consulenza…quindi…non si capisce che cosa è, quindi è sballato anche l’oggetto dell’attività. Il problema è che se riduci l’oggetto dell’attività e la configuri solo sulla redazione, non puoi mai chiedere 80 mila euro. Se lo metti ampio ti vengono a dire ‘ma per quale cazzo di motivo hai dovuto pagare degli avvocati per fare le riunioni, quando ci sei già tu che prendi 90.000 euro […] allora lei (Checcucci, ndr) deve capire che qui deve ridimensionare il cammello…”.

La versione della Checcucci

Il 3 novembre 2022 Gaia Checcucci ha reso spontanee dichiarazioni al Pubblico Ministero.

L’indagata – si legge – ha sostenuto di essersi trovata, all’inizio del suo incarico, davanti ad una situazione particolarmente critica.Niente era a regime’. La Checcucci ha dichiarato che per l’affidamento degli incarichi in relazione ai numerosi contenziosi in atto si era rivolta a diversi studi professionali, scelti in luoghi diversi da quello di competenza dell’ente, tra i quali quello della professoressa Luisa Torchia, ma nella maggior parte dei casi le era stata opposta una situazione di conflitto di interessi, in quanto si trattava di soggetti che avevano già difeso altri ‘soggetti societari’ presenti sul territorio. Aveva quindi scelto lo studio Tedeschini, conosciuto per un ricorso che aveva intentato per l’esclusione da una selezione per la nomina in una direzione generale; era stata seguita in tutti i ricorsi dall’avvocato Covino, mentre aveva incontrato solo qualche volta il professor Tedeschini”.

Una versione, quella della Checcucci, che non ha convinto gli inquirenti.

 

 

 

 

 

 

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