25 Aprile 2024 23:49

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25 Aprile 2024 23:49

Imperia: No Borders a processo, chiesti sei mesi di carcere per resistenza e assoluzione per favoreggiamento. Fuori dal Tribunale manifestazione pacifica / Le immagini

In breve: All’esterno del Tribunale, come per le scorse udienze, un gruppo di attivisti e solidali si sono radunati per una protesta pacifica, esponendo alcuni striscioni.

Chiesti 6 mesi di carcere per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e assoluzione per il reato di favoreggiamento personale. Queste le richieste del PM, in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati quattro attivisti no border, difesi  dagli avvocati Laura Tartarini e Pietro Serracchieri.

All’esterno del Tribunale, come per le scorse udienze, un gruppo di attivisti e solidali si sono radunati per una protesta pacifica, esponendo alcuni striscioni.

I quattro attivisti sono finiti a processo perchè, secondo l’accusa, nel maggio 2016 a Ventimiglia, avrebbero “fatto da scudo umano“, per impedire alla Polizia di identificare un no border accusato di aver danneggiato un’auto    di servizio della Croce Rossa scaricandogli sopra il contenuto di un estintore.

Gli agenti, intervenuti sul luogo dei fatti, sarebbero stati condotti dai volontari della Croce Rossa dinnanzi alla chiesa di San Nicola, in Via Roma, a Ventimiglia, dove avrebbero riconosciuto il responsabile del danneggiamento, in realtà mai identificato. Secondo quanto riferito oggi in aula da uno degli agenti intervenuti “gli attivisti mi hanno strappato dalle mani il soggetto, portandolo dentro la chiesa e impedendomi di avvicinarmi e identificarlo formando uno scudo umano”.

Nell’udienza odierna, il Pubblico Ministero e gli avvocati della difesa hanno pronunciato le proprie richieste davanti alla giudice monocratica Francesca Minieri.

Pubblico Ministero

“La dinamica dei fatti è stata inquadrata anche oggi dall’imputato stesso. Il contesto è complicato, si inserisce in una situazione di emergenza provata documentalmente e nota a tutti. Ciò non toglie il fatto che bisogna tenere condotte in linea con le norme vigenti. Tutti e 4 gli imputati si trovavano presso la chiesa in questione e svolgevano un ruolo importante per aiutare i migranti. La loro presenza è pacifica.

La ricostruzione dei fatti invece si sviscera in maniera diversa. Nelle ricostruzioni mancano 10 secondi. Imputati e testimoni hanno ricostruito quello che è accaduto in maniera perfettamente coincidente ma manca il pezzo iniziale. Tutti partono a raccontare la vicenda dal momento in cui sono davanti al cancello. L’operatore della volante del Commissariato di Ventimiglia viene chiamato per il danneggiamento di un’ambulanza della Croce Rossa e interviene sul posto. Due testimoni dicono che la persona si è rifugiata dentro la chiesa, così si reca lì. Il volontario della Croce Rossa dice di aver riconosciuto chi ha danneggiato l’ambulanza, così l’operatore lo raggiunge e lo ha afferra, ma dice che gli viene sottratto da alcune persone. Capisce che c’è una situazione di pericolo quindi lascia il ragazzo che si rifugia oltre al cancello, che viene chiuso. Da lì inizia la ricostruzione fornita da tutti. I poliziotti rimangono lì e dicono che devono entrare per procedere all’identificazione e chiamano i rinforzi. Alcuni vedono l’estintore e altri no. L’agente riconosce i 4 imputati e li riconosce in caserma. C’erano anche altre persone che non è in grado di riconoscere. Un testimone ha confermato che le persone impedivano l’ingresso della polizia nella chiesa.

Vengono contestati due reati: resistenza a pubblico ufficiale e favoreggiamento personale. Ritengo che la prima condotta sia provata perché l’operatore fornisce i fatti in maniera precisa, dice che tiravano ed è stato costretto a mollare la presa e a non procedere all’arresto della persona, che non è mai stata identificata. Questo è aggravato dalla circostanza delle più persone riunite. Per quanto riguarda il favoreggiamento ho qualche perplessità. Le condotte degli odierni imputati sono state perpetrate per opporre l’ingresso della polizia ma ritengo meno certo che volessero favorire la consumazione di un reato. Chiedo l’assoluzione per questo reato mentre  per il primo chiedo sei mesi di reclusione”.

Difesa avvocato Serrachieri

“Che cosa è emerso dal dibattimento? Le testimonianze dei due militi della Croce Rossa hanno detto tutto e il contrario di tutto. Il paradosso è che i testimoni dell’accusa hanno offerto 3 diverse verità. Il parroco, la cui presenza è certa, dice che era tutto tranquillo. È impossibile non porsi il ragionevole dubbio. La parola dell’agente di polizia è in contrasto con tutte le altre. Gli elementi da cui si possa evincere una sufficiente base per una sentenza di condanna non ci sono. Tutti gli elementi convergono nel dire che quel fatto come descritto nel capo di imputazione non è avvenuto. Anche l’imbrattamento si basa sulla deposizione di due soggetti la cui memoria non è affidabile. Hanno raccontato lo stesso episodio in tanti modi diversi. Chiedo l’assoluzione per entrambi i reati”.

Difesa avvocato Tartarini

“Il Pm dice che mancano 10 secondi nelle ricostruzioni. Alla difesa pare che manchino anche 10 metri. Tutti i testimoni sia della difesa che dell’accusa non ricordano la materiale apprensione e il contatto fisico tra l’operatore e gli imputati. Questo fa pensare che questa fase non sia accaduta. Probabilmente la situazione di tensione ha colorato a tinte più forti un avvenimento che non le aveva.

Qual è la resistenza messa in atto? La parte del tira e spingi non ha riscontro, non abbiamo certezza sulle condotte. I miei assistiti li conosceva già da prima. Se invece la resistenza è la barriera fisica questa condotta non integra tale reato, c’è stata mera presenza fisica senza violenza. Si trattava di un dialogo per cercare di capire perché la polizia volesse entrare. Non c’era intenzione di favoreggiamento. Nessuno sapeva cosa fosse successo quindi viene escluso il dolo. Chiedo l’assoluzione per entrambi i reati”.

Il processo è rinviato al prossimo 9 febbraio per la replica.

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