27 Aprile 2024 11:52

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27 Aprile 2024 11:52

Imperia: ricorso ineleggibilità Scajola. Epilogo di un male profondo che parte da lontano/L’editoriale

In breve: Una controversia giudiziaria, l'ennesima, di cui la città avrebbe fatto volentieri a meno.

Questa mattina il Sindaco di Imperia Claudio Scajola è atteso in Tribunale per l’udienza sulla sua presunta ineleggibilità. Una controversia giudiziaria, l’ennesima, di cui la città avrebbe fatto volentieri a meno. Le circostanze sono ormai note. Scajola, in quanto commissario dell’Ato idrico, poteva essere eletto Sindaco di Imperia? Al di là della bontà o meno del ricorso presentato dai consiglieri di minoranza Ivan Bracco, Luciano Zarbano e Lucio Sardi, che non è oggetto di questo scritto, l’affaire Scajola ha radici lontane e trae origine da uno dei mali più profondi della politica locale, la sovrapposizione dei ruoli. Meglio controllarsi da soli che sottostare al giudizio di terze persone. Una regola non scritta che non passa mai di moda, men che meno a Imperia, nostalgica della Prima Repubblica.

“Quello di oggi potrebbe essere l’ultimo consiglio di questa amministrazione” ha dichiarato Scajola nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Una mossa da vecchio volpone della politica che sposta l’attenzione mediatica sui consiglieri di minoranza e la pressione sul Tribunale, chiamato a decidere le sorti di un Comune capoluogo già alle prese con un delicato piano di riequilibro finanziario.

Eppure, e ci rivolgiamo al Sindaco Scajola e al Presidente della Regione Giovanni Toti, che lo ha nominato Commissario, basta dare una rapida occhiata alle funzioni dell’Ato idrico per avere, da profani del diritto amministrativo, qualche dubbio sull’opportunità di affidare un incarico simile al Sindaco, già Presidente della Provincia, di un comune sito nelle stesso comprensorio dell’Ato idrico che presiederà.

“Nel territorio dell’A.T.O. Ovest della Provincia di Imperia  sono compresi i 66 Comuni della provincia oltre ai Comuni savonesi di Andora, Testico e Stellanello – si legge sul sito della Provincia di Imperia – L’Ente di Governo dell’Ambito Territoriale Ovest opera in nome e per conto dei Comuni in esso associati. Ha personalità giuridica di diritto pubblico e autonomia funzionale, organizzativa e finanziaria, patrimoniale e contabile”.

La nomina di Claudio Scajola a Commissario dell’Ato Idrico lascia ancora più perplessi leggendo il decreto di nomina del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (qui il documento) all’interno del quale sono contenuti i compiti del Commissario, molti dei quali incidono in maniera evidente sui Comuni (vedi l’ordinanza sulla riduzione del consumo di acqua), con cui, proprio per questo motivo, dovrebbe esserci un assiduo confronto. “Adottare, in esito alla ricognizione dello stato di attuazione e di avanzamento degli atti ad oggi assunti dal precedente Commissario ad acta, tutti gli adempimenti necessari per l’aggiornamento del Piano d’Ambito e la sua approvazione, comprensivo di programma degli interventi, piano economico finanziario, piano tariffario e modello gestionale ed organizzativo, ai fini di garantirne la sua sostenibilità , e per un eventuale nuovo affidamento del servizio idrico integrato nel rispetto di quanto stabilito dall’articolo 149 bis del d.lgs. 152/2006″.

Tra gli atti assunti dal precedente Commissario, Gaia Checcucci, c’è anche, giusto per fare un esempio, l’approvazione del progetto definitivo di posa del nuovo tubo dell’acquedotto tra Borgo Prino e il Parco Urbano, a Imperia. Basta fare un rapido approfondimento, carte alla mano (qui il documento), per verificare che il via libera arrivò dopo la positiva conclusione della Conferenza dei Servizi a cui prese parte anche il Comune di Imperia (che mosse delle precise prescrizioni) di cui Scajola, oggi chiamato a vigiliare quale Commissario, è Sindaco.

Singolare anche l’iter che ha portato alla nomina di Scajola, riassunto nel decreto firmato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Premesso che l’art. 152 del decreto legislativo del 3 aprile 2006 stabilisce che “in caso di inerzia dell’ente di governo dell’ambito, il potere sostitutivo debba essere esercitato dalla Regione per mezzo della nomina di un commissario ad acta” e che l’art. 6 della legge regionale 24 febbraio 2014 “attribuisce alle Province le funzioni di ente di governo dell’ambito per il servizio idrico integrato”, dal documento emerge che Scajola e Toti si confrontano più volte (“plurime interlocuzioni”) e arrivano alla conclusione che malgrado le iniziative e gli atti assunti dal Commissario ad acta (Gaia Checcucci), non si sono risolte definitivamente le criticità” legate all’Ato idrico. Per questo motivo concordano sulla “necessità di proseguire nella gestione commissariale della Provincia di Imperia (di cui Scajola è presidente) per quanto attiene le funzioni di ente di governo dell’ATO Ovest per il servizio idrico integrato”.In sostanza, Toti e Scajola per risolvere i problemi della Provincia nella gestione dell’Ato idrico decidono di comune accordo di nominare Commissario (con decreto di Toti), esercitando il potere sostitutivo della Regione, lo stesso Presidente della Provincia (Scajola). 

Ora, possibile che a nessuno, tra dirigenti, funzionari e amministratori, comunali, provinciali e regionali, sia venuto il dubbio che la nomina di Scajola (gennaio 2023), già Sindaco di Imperia (si è poi ricandidato, maggio 2023) e Presidente della Provincia, avrebbe potuto sollevare dubbi di opportunità o, come poi accaduto, di incompatibilità? Possibile che nessuno abbia pensato al rischio di una sovrapposizione tra controllore e controllato?  Non esisteva un altro candidato spendibile? Non sarà che si è forzato la mano pur di lavare in casa i panni sporchi di un settore delicato come l’Ato idrico, appena funestato dall’inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti dell’ex Commissario Gaia Checcucci e alle prese con una società, Rivieracqua, sull’orlo del fallimento?

Inopportunità e diritto amministrativo viaggiano su due piani separati, per questo non ci permettiamo, in questa sede, di entrare nel merito della vicenda sotto il profilo giuridico. Non v’è dubbio, però, che se si è arrivati all’udienza odierna è perché si è scelto, consapevolmente, di optare per una nomina che presentava, e presenta, evidenti profili di inopportunità. E non è la prima volta.

E’ quantomeno singolare, dunque, che si provi a scaricare la responsabilità della possibile caduta dell’amministrazione su chi ha sollevato il problema e non su chi, eventualmente, l’ha creato. Un ribaltamento della realtà, dei già precari equilibri democratici, che sta diventando una preoccupante abitudine, con una demonizzazione degli esposti e un uso distorto, discorde, dell’espressione ‘responsabile’ e del concetto di interesse pubblico.

Mattia Mangraviti

 

 

 

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