28 Aprile 2024 14:59

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28 Aprile 2024 14:59

Imperia: respinto ricorso ineleggibilità Claudio Scajola, le considerazioni del Consigliere Lucio Sardi. “Nell’udienza abbiamo assistito a passaggi grotteschi. Sindaco ha usato il Comune per sostenere la sua strategia processuale”

In breve: Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere Comunale di opposizione del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra

Le reazioni di Scajola e della sua maggioranza alla sentenza del Tribunale di Imperia che non ha riconosciuto l’incompatibilità tra la carica di sindaco e di commissario all’Ato idrico, purtroppo non sorprende né per i modi né per i toni – Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere Comunale di opposizione del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, in merito al respingimento, da parte del Tribunale di Imperia, del ricorso sulla presunta ineleggibilità del Sindaco Claudio Scajola per via della sua nomina a Commissario ad Acta dell’Ato idrico.

Respinto ricorso ineleggibilità sindaco Scajola: le considerazioni del Consigliere Lucio Sardi

“Una reazione che, come spesso accade di fronte alle critiche, alterna vittimismo, arroganza e una certa aggressività per poi concludere col solito ragionamento sul consenso elettorale usato come scudo per non affrontare nel merito le questioni.

Sulla base di questo schema, chi ha ritenuto di sottoporre “addirittura” a dei giudici la verifica sulla sussistenza di una violazione di legge, è stato accusato dai capigruppo di maggioranza di aver architettato, sull’onda del risentimento personale verso Scajola, un golpe e di voler sovvertire l’ordine democratico, praticamente il golpe degli astiosi.

Peccato che la vittima di tanta perfidia, per dimostrarsi più “civile” di chi osa criticarne le scelte, abbia etichettato l’opposizione come becera, dichiari pubblicamente di non volerla riconoscere e l’abbia fatta oggetto di insulti gratuiti.

Se l’incompatibilità tra la carica di sindaco e di commissario dell’Ato idrico non è stata riconosciuta dal tribunale, quella tra lo “stile” istituzionale dimostrato da Scajola in questi mesi e le elementari regole del confronto democratico è palese. Chi ha ricevuto un mandato per amministrare una città ha la legittimità e gli strumenti per esercitare i suoi poteri, ma se c’è una cosa che non può permettersi, salvo venire meno alle regole basilari della democrazia, è rifiutare il confronto con le opposizioni non riconoscendone il ruolo o cercando di delegittimarle.

Siccome siamo di fronte al tentativo di distorcere il dibattito politico locale in un superficiale dualismo pro o contro Scajola, rispediamo al mittente questo intento e proviamo a ragionare nel merito della sentenza partendo da come si è sviluppato il giudizio.

Nonostante le sbandierate certezze sull’esito favorevole del ricorso, rivendicate però solo dopo la sentenza, Scajola ha fatto di tutto per cercare di affossarlo con eccezioni procedurali, dimostrando invece che era realmente preoccupato che potesse essere accolto. Ha infatti rifiutato di costituirsi in giudizio lamentando di non essere stato formalmente citato ed ha invece fatto partecipare alla causa il comune incaricando un legale che, pagato con i soldi dei cittadini di Imperia, ha di fatto difeso la sua posizione personale pur rappresentando formalmente l’ente.

Nella interessante udienza tenutasi in tribunale abbiamo infatti assistito a due passaggi grotteschi che misuravano la reale preoccupazione di Scajola e il suo “stile” istituzionale nella vicenda.
Il primo è stata la dichiarazione di Scajola in avvio di dibattimento in cui annunciava di essere presente in udienza solo come sindaco ma assente in qualità di “Claudio Scajola”, lamentando di non essere stato formalmente chiamato in causa perchè la citazione gli era stata notificata a casa ma con intestazione “al sindaco” e chiedendo la decadenza della procedura in assenza dell’unico legittimato a stare in causa.

Il secondo passaggio grottesco è avvenuto subito dopo, quando l’avvocato che rappresentava il comune, fatto costituire in giudizio per scelta dell’amministrazione nonostante l’ente non fosse stato citato in causa, ha chiesto preliminarmente che non fosse riconosciuta la legittimità a stare in giudizio proprio del comune. Una evidente contraddizione evidentemente finalizzata a rafforzare il tentativo di Scajola di bloccare il processo con la classica strategia di chi cerca di evitare il giudizio invece di affrontarlo con le proprie ragioni.

In sintesi Scajola era così convinto di avere ragione che le ha tentate tutte per cercare di impedire che il tribunale si esprimesse sul merito, anche al prezzo, (non figurato per i cittadini di Imperia visto che la sostanziosa parcella del legale è stata pagata con soldi pubblici), di usare strumentalmente il comune per sostenere la sua strategia processuale.

Una strategia rivelatasi peraltro inefficace perchè il tribunale ha riconosciuto corretta la citazione in causa, ha quindi definito Scajola contumace (non essendosi presentato in giudizio) ed ha ritenuto non dovuta la partecipazione del comune al processo in quanto non legittimato e non citato in causa dai ricorrenti.

C’è da chiedersi con quale logica il comune abbia utilizzato i soldi dei cittadini per pagare le spese legali per una causa di cui l’ente non era parte e non si riteneva parte, come ha sostenuto lo stesso avvocato incaricato in dibattimento prima di presentare le ragioni a difesa di Scajola, il quale si è invece garantito una difesa legale gratis, o meglio a scrocco dei cittadini imperiesi.

Quanto al merito giuridico della sentenza sulla insussistenza dell’incompatibilità tra la carica di sindaco e di commissario dell’Ato idrico, che ovviamente non possiamo che rispettare, c’è un passaggio interessante da evidenziare.
Nel ritenere non sussistente un rapporto continuativo e condizionante tra le azioni del commissario dell’Ato idrico e il quelle del sindaco tali da configurare le previsioni di incompatibilità previste dalla legge, in sentenza si rileva che semmai tale rapporto (e quindi una incompatibilità) si potrebbe configurare con la carica di presidente della provincia, questione su cui però il ricorso non verteva.

Pur a fronte ad un esito chiaro del giudizio espresso dal tribunale nella sentenza, a differenza di quanto afferma baldanzosamente Scajola ora che il pericolo è scampato, le ragioni portate nel ricorso delle minoranze erano assolutamente non superficiali o strumentali e rappresentavano fondate ragioni sulla sussistenza di una violazione della legge.

Se c’è qualcuno che ha tenuto un comportamento strumentale in questa vicenda è semmai un sindaco capace di concentrare su di sé gli incarichi istituzionali e contemporaneamente di sdoppiarsi in due entità nei tribunali, pur di tentare di evitare il giudizio sugli effetti della sua bulimia di potere.

Tutti ragionamenti forse troppo scomodi o complessi con cui confrontarsi per Scajola e la sua maggioranza che si stanno dimostrando incapaci di mantenere un confronto sereno e rispettoso sui temi, anche quello del rispetto della legalità, con l’opposizione”.

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