19 Aprile 2024 15:50

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19 Aprile 2024 15:50

Imperia: itticoltura alla Galeazza, ecco il progetto. “Zero rischi. Pronti a incontrare la città”

In breve: ImperiaPost ha incontrato i vertici della società Aqua, di Lavagna, oggetto di roventi polemiche per il progetto di realizzazione di un impianto per l’allevamento di orate e branzini alla Galeazza.

“Nelle prossime settimane incontreremo i pescatori e siamo pronti a incontrare anche i cittadini per ogni chiarimento sul nostro progetto di acquacoltura”. Queste le prime parole dei vertici della società Aqua, di Lavagna, oggetto di roventi polemiche per il progetto di realizzazione di un impianto per l’allevamento di orate e branzini nello specchio acqueo antistante la Galeazza.

ImperiaPost ha incontrato il presidente Davide Orsi e i due soci, Riccardo Repetto e Roberto .

Il vostro progetto ha raccolto molte critiche. Ve lo aspettavate?

“Non ci stupisce. Siamo attivi nel settore da 20 anni. Abbiamo un impianto di acquacoltura tra Lavagna e Sestri Levante. Ci furono perplessità anche a Lavagna, dove l’impianto è a 800 metri dalla costa, dunque più vicino rispetto a Imperia, dove sorgerà a oltre 1.000 metri dalla costa, davanti a Capo Berta, in un sito scelto e autorizzato dalla Regione Liguria, dagli uffici Via e Mare”.

Parliamo dei possibili rischi per l’ambiente.

“Nessun rischio. Il sito ha le necessarie caratteristiche per quanto concerne la profondità, con fondali fangosi. Le correnti garantiscono una sanità delle acque, aspetto fondamentale sia per il pesce che per le deiezioni animali. Le condizioni sono le stesse di Lavagna, dove non si sono mai verificati problemi di alcuna natura. Anzi, le comunità bentoniche, oggetto di controlli di Arpal, ogni quattro mesi, non hanno subito modifiche e la qualità delle acque è rimasta elevata.

Basti pensare che a Lavagna sono state conferite la bandiera blu, per la qualità delle acque, e la bandiera verde, una delle uniche quattro località in Liguria, per le spiagge a misura di bambino.

Ci sono aspetti positivi anche per i pesci, perché grazie all’acquacoltura si crea una vera e propria oasi di ripopolamento, in quanto si forma una microambiente favorevole per i pesci. In 20 anni non si sono mai verificati episodi di inquinamento, ne a terra ne a mare.

Non usiamo nessun antibiotico, perché se il pesce lo tieni in un ambiente sano non si ammala. Non c’è nessun rischio sanitario. Non abbiamo mai perso il raccolto per problemi di natura sanitaria. L’unico problema può essere quello delle mareggiate. Per questo motivo le gabbie hanno la possibilità di essere immerse nell’acqua”.

E sul fronte del possibile impatto ambientale, anche dal punto di vista visivo?

“Le gabbie emergono solo di un metro sopra al livello dell’acqua. A un miglio di distanza non si vede nulla. La grandezza delle gabbie? Saranno otto, 400×500 con ancoraggi, sotto al livello del mare, 90×180 in superficie”.

Ad Alassio l’impianto di acquacoltura è stato smantellato. Un epilogo che crea non poche preoccupazioni a Imperia.

“Premesso che si tratta di un’altra società e non della nostra, ad Alassio la chiusura dell’impianto è arrivata per problemi di natura economica. Il progetto era antieconomico, con due sole gabbie. I costi erano eccessivi”.

E qual è, invece, il vostro progetto?

“E’ un progetto che innanzitutto si basa sulla qualità del pesce. L’acquacoltura è un settore molto complesso. Ci vogliono anni per arrivare alla prima produzione. In tanti chiudono. E’ fondamentale la qualità.

Abbiamo investito 3 milioni di euro per il progetto di Imperia, cui 500 mila euro grazie al prezioso finanziamento del Feamp, Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca. La concessione scade nel 2023. E’ chiaro che ci crediamo e siamo convinto della bontà delle nostre idee. Contrariamente, non avremmo mai investito cifre simili”.

Come si arriva alla produzione del pesce?

“Si semina un avannotto di pesce, di circa 4 grammi, poi si aspetta che cresca. Lo si nutre con farina di pesce e con farine vegetali, rinnovabili, non ogm. Poi con l’olio di pesce si favorisce l’omega 3. 

Non lo si nutre con la sola farina di pesce perché l’obiettivo dell’acquacoltura, così come indicato anche dalla FAO, è quello di produrre pesce consumando poco pesce selvatico, per garantirne la salvaguardia.

A Imperia produrremo orate e branzini. Contiamo di produrne, a pieno regime, 400 tonnellate all’anno”.

Il vostro rapporto con i pescatori?

“Buono, qui a Imperia li incontreremo nei prossimi giorni. Noi ci rivolgiamo a una clientela diversa, per lo più alla grande distribuzione, proponendo un prodotto di allevamento a km zero. In più, come già spiegato in precedenza, l’acquacultura crea un ambiente che permette la creazione di un’oasi di ripopolamento che rappresenta un vantaggio anche per gli stessi pescatori. 

Siamo già entrati a far parte anche nel Consorzio Porto Peschereccio di Oneglia, a dimostrazione della nostra volontà di inserirci al più presto nel tessuto sociale della città”.

Quante persone sono impiegate nel vostro progetto?

“A riguardo, ne approfittiamo per annunciare che stiamo cercando personale specializzato, nella gestione delle barche da pesca e nell’attività subacquea. Si inizia con 5-6 persone, poi si può arrivare, come a Lavagna, a un totale di 18. Stiamo anche cercando spazio per la nostra logistica. Un polo dove convogliare uffici amministrativi, produzione e lavorazione. Crediamo che ci possano essere importanti opportunità di sviluppo a Imperia”.

Quando verrà montato l’impianto?

“Ad aprile monteremo le gabbie. Stiamo già predisponendo il tutto. Poi ci vorranno circa due anni per arrivare alla produzione del pesce. Vogliamo tranquillizzare la cittadinanza. Ormai la metà del pesce consumato, a livello mondiale, arriva dall’acquacoltura. Abbiamo voluto metterci la faccia per dimostrare la serietà del nostro progetto. Alcuni grandi hotel, a cinque stelle, si riforniscono da noi, perché soddisfatti della qualità del nostro pesce. Siamo operativi nella grande distribuzione nel nord Italia. L’orata di Lavagna è diventata ormai un brand.

A Lavagna portiamo in gita le scolaresche a vedere il nostro impianto. La nostra è una fattoria del mare. Siamo aperti ad ogni confronto, anche con eventuali Comitati o associazioni di cittadini. Invitiamo chiunque voglia mettersi in contatto con noi a scriverci all’indirizzo info@aqualavagna.it”.

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