29 Marzo 2024 11:55

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29 Marzo 2024 11:55

Imperia: caso depuratore, dopo la nostra inchiesta solo rimpalli di responsabilità. E intanto la fogna sversa ancora in mare

L’inchiesta di Imperiapost sullo sversamento di liquami in mare alla foce del torrente Impero ha scatenato una serie di reazioni, diffide e rimpalli di responsabilità fra Comune, Rivieracqua e Amat. Ma, fino ad ora, non si è visto ancora nessun intervento concreto e la situazione di potenziale inquinamento, così come quella legata al malfunzionamento del depuratore imperiese, continua. E allo stesso modo la nostra redazione intende continuare a tenere alta l’attenzione sul problema.

La vicenda ha visto l’intervento del sindaco Claudio Scajola, che ha inviato una diffida a Rivieracqua, la società pubblica che ha in carico il depuratore, affinchè provvedesse nell’arco di dieci giorni alle necessarie riparazioni del tubo di rilancio a mare, che attualmente sta appunto scaricando liquami maleodoranti alla foce dell’Impero. Alla diffida del primo cittadino ha risposto il presidente di Rivieracqua Gian Alberto Mangiante, con un’altra diffida al Comune affinchè consegni tutti gli impianti, acquedotto e fognatura, attualmente gestiti ancora da Amat. Mangiante ha anche evidenziato alla nostra redazione come non sia mai stata sottoscritta la convenzione per la gestione del depuratore da parte di Rivieracqua e come il tubo in questione sia comunque al di fuori del depuratore stesso e dunque attualmente la competenza a intervenire debba essere di Amat.

Dopo le reciproche diffide fra Comune e Rivieracqua, il presidente di Amat Maurizio Temesio accusa: “Rivieracqua non ha sottoscritto la convenzione approvata dal suo Cda” 

Amat, società la cui maggioranza è in mano al Comune , è definita dalla legge come  “gestore cessato”, in quanto al suo posto dovrebbe subentrare Rivieracqua, società completamente pubblica. E proprio per questo suo ruolo di transizione, non ha il potere di effettuare investimenti. Ma non è tutto, Il presidente di Amat Maurizio Temesio evidenzia infatti che  “Rivieracqua non ha sottoscritto la convenzione, nonostante fosse stata approvata dal loro Consiglio di Amministrazione il 6 novembre 2017 (quindi la cosa risulta curiosa) e il Comune di Imperia ha dovuto provvedere d’autorità imponendo a Rivieracqua la gestione di tutte le componenti dell’impianto, con ordinanza sindacale del 15 dicembre 2017, non impugnata da Rivieracqua”.

Sta di fatto che, intanto, lo sversamento va avanti e non è nemmeno chiaro da quanto tempo: Rivieracqua ne è a conoscenza dal settembre scorso, ovvero dalla prima ordinanza del Comune di Imperia. Non è ancora chiaro, però, se la tubatura dello scarico a mare fosse o meno danneggiata già in precedenza. Nella migliore delle ipotesi, dunque, i reflui sversano in mare, a due passi dalla costa, da almeno 3 mesi. ma c’è anche chi parla addirittura di due anni. Si tratta di reflui trattati, che per legge dovrebbero essere portati in mare aperto, a 1.5 km di distanza dalla costa e a 30 metri di profondità.

Una situazione di illegalità, con il rischio di eutrofizzazione dell’acqua e la conseguente proliferazione di batteri e morte di altri organismi

Al momento persiste una situazione di illegalità, perché i reflui vengono, invece, sversati a pochi metri dalla costa. E uno sversamento prolungato può portare dei problemi, in particolare di eutrofizzazione dell’acqua, fenomeno che può causare una proliferazione di batteri e la morte degli altri organismi. Sarà un caso, ma nella zona dello sversamento sono già stati notati e fotografati diversi pesci morti.

Il risultato delle tante battaglie, legate anche e soprattutto al mancato ingresso del Comune di Imperia nella società pubblica Rivieracqua e ai grossi problemi finanziari di quest’ultima, porta alla situazione attuale, che pare essere di completo stallo. Il depuratore, come del resto ammesso da tutte le parti in causa, non funziona come dovrebbe: lo il tubo dello scarico di rilancio a mare è danneggiato, i liquami, solo parzialmente depurati, finiscono alla foce del torrente Impero; gli impianti di filtraggio, così come altre parti fondamentali del depuratore vanno sostituite (il Comune ha stanziato 400 mila euro per interventi di manutenzione straordinaria all’impianto). Le liti fra Enti e società interessate continuano, ma di soluzioni concrete, come meriterebbero i cittadini che hanno sempre pagato la tassa per la depurazione sulla bolletta, per ora non c’è nemmeno l’ombra. E lo sventolare della Bandiera Blu, di fronte a tutto questo, appare come la beffa che si aggiunge al danno.

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