23 Aprile 2024 23:43

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23 Aprile 2024 23:43

Imperia: “Il mio Cammino di Santiago senza una gamba”. Mario Calcagno compie l’impresa. “Le motivazioni ognuno le trova dentro di sè” / Foto e video

In breve: Una storia di grande ispirazione che Mario ha deciso di condividere con tutti noi. Ecco cosa ci ha raccontato.

È riuscito nell’impresa Mario Calcagno, il 59enne di Albenga che, con una protesi alla gamba a causa di un gravissimo incidente stradale avvenuto nel 2016, ha percorso il Cammino di Santiago, per un totale di 610 km.

L’avventura di Mario, come aveva raccontato lui stesso a ImperiaPost, aveva subito un’interruzione a causa del Covid, ma quest’anno, grazie alla sua tenacia, è arrivata a compimento.

Una storia di grande ispirazione che Mario ha deciso di condividere con tutti noi. Ecco cosa ci ha raccontato.

Da Imperia a Santiago senza una gamba: Mario Calcagno compie l’impresa

Com’è andata la seconda parte del cammino?

“È andata molto bene, a Santiago ci sono arrivato. Avrei voluto finirlo due anni fa, ma per via del covid eravamo tutti chiusi in casa e quindi non l’ho potuto fare.

Quest’anno, pur non essendo molto allenato, ho deciso di partire il 29 di aprile e sono arrivato a Santiago il 2 di giungo.

Mi sono fermato spesso per strada a visitare i posti belli, essendo il Portogallo una nazione ricca di storia e un popolo molto accogliente.

Questa volta ho camminato circa 23 giorni di cammino, per 305 km. Anche quest’anno, come avevo fatto nel primo anno, qualche chilometro l’ho fatto con l’autobus o con il taxi.

Quest’anno c’era una particolarità peggiore. I famosi bomberos, che sono i Pompieri, non ti potevano accogliere per via di restrizioni molto particolari per il Covid. C’erano molti ostelli chiusi. Avevo nelle gambe molti chilometri e quindi chiamavo la città vicina e m i facevo venire a prendere da un Taxi. In questa maniera credo di essermi levato circa 30km”.

C’è un motivo per cui ha deciso di compiere questa impresa?

“Diciamo che è stata la mia risposta a quello che mi è successo. Io ho sempre pensato che c’è sempre un motivo a quello che succede. Se c’è un motivo noi non lo scopriamo perchè siamo esseri imperfetti e non possiamo capirlo adesso. Però un domani penso che lo capiremo.

Io ho due figli, uno che ne ha 19 e l’altra 15. La vita, come diceva Zanardinon è mai finita”. Lui è un esempio, io sono un dilettante nei suoi confronti.

Com’è stato il momento in cui è arrivato a Santiago?

“Il momento che sono arrivato è stato molto bello. Lungo la strada avevo conosciuto persone molto interessanti. Alcuni di loro hanno aspettato che arrivassi a Santiago per accogliermi.

È stato molto bello. Prima di arrivare a Santiago, nella tua testa ti fai molte fantasie di come potrebbe essere. È molto più bella di quello che uno immagina.

È una città molto ricca di storia, ha più di due mila anni. Tutto quello che ti immagini lo vedi.

A livello culinario siamo in Galizia, ci sono polpi, aragoste, cozze, tutte cose che a livello culinario sono molto appetibili”.

Vogliamo lanciare un messaggio a tutte le persone che hanno affrontato difficoltà nella vita?

“Io non voglio insegnare niente a nessuno, perchè la storia la si scrive da sè. Le gare, anche quando andavo in montagna, le ho sempre fatte contro me stesso e non contro gli altri.

Il mio più grande nemico mi aspetta tutte le mattine quando mi faccio la barba davanti allo specchio. È lui il mio nemico/amico.

Ognuno deve trovare dentro di sè le motivazioni per andare avanti. Ognuno ha le sue, c’è chi lo fa per i figli, chi per dimostrare qualcosa a se stesso. Per tante ragioni, religiose, culturali, che sono le più innumerevoli.

Io non voglio insegnare niente a nessuno, spero che quello che ho fatto possa essere di ispirazione”.

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