24 Aprile 2024 03:21

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24 Aprile 2024 03:21

Imperia: porto turistico, esplode il caso cantieristica. L’imprenditore Dolla all’attacco del Copi

In breve: "Confido che, prima o poi, le Autorità vorranno interessarsi della situazione, ormai insostenibile".

Esplode il caso cantieristica nel porto turistico di Imperia. A sollevare il polverone Giancarlo Dolla, storico imprenditore del settore nautico, titolare dell’Imperia Yacht Service. Dolla, in particolare, punta il dito contro il Copi, il Consorzio ad oggi in possesso della concessione dell’area della cantieristica.

Non è la prima volta, negli ultimi anni, che il clima, tra gli operatori della cantieristica, si surriscalda. In passato, per calmare gli animi, sono dovute intervenire, in diverse occasioni, le forze dell’ordine. 

Imperia: porto turistico, tensione alle stelle tra gli operatori della cantieristica. La lettera aperta di Dolla

“Siccome al peggio non c’è fine, mio malgrado mi vedo costretto a intervenire nelle vicende assurde del COPI, generate da un presidente-padrone – esordisce Dolla, con una lettera aperta inviata al nostro giornale –Vorrei ricordare, ai consorziati e al presidente, alcune cose che forse qualcuno ha preferito o voluto dimenticare. Imperia Yacht Service ha iniziato la propria attività nel porto di Porto Maurizio nel 1973. Nel 1992 la mia società ha avviato l’attività cantieristica, alla base del molo corto di Porto Maurizio, bonificando una discarica di inerti, senza ricevere alcun contributo.

Nel 1995 mi è stata rilasciata la concessione demaniale a nome di Imperia Yacht Service e da allora ho continuato a investire per far crescere la mia attività, senza alcun contributo esterno, ma unicamente impegnando risorse mie, fino a fornire un servizio cantieristico apprezzato anche fuori dai confini regionali. Nel 2006 la mia azienda è stata ricollocata, così come altre, su porzioni di aree destinate alla cantieristica.

Nel 2008, previ accordi con l’amministrazione comunale, perfezionati in seguito con la Porto di Imperia, la mia attività è stata ulteriormente ricollocata all’interno del costruendo porto turistico, in un’area riservata alla cantieristica, con a disposizione gli stessi metri quadrati (2500) della concessione intestata a Imperia Yacht Service srl.

Nel corso degli anni la mia azienda ha sempre interagito con pubblico e privato senza problemi, mettendo a disposizione di tutti esperienza e operatività. Successivamente al fallimento della Porto di Imperia Spa, l’allora dirigente del demanio imposte alla mia società di aderire al Consorzio Operatori Portuali Imperia (COPI).

Non ho mai accettato di buon grado questa imposizione, riservandomi di far valere eventualmente in seguito il diritto della mia azienda alla ricollocazione in ambito portuale, e nel frattempo ho operato all’interno del consorzio. Quando, nel 2016, è subentrato alla guida del consorzio il presidente Corrado Giancaspro, , per la mia società sono cominciati i problemi: delibere che hanno costretto la mia società a esborsi sproporzionati di denaro per i servizi offerti dal consorzio, richieste ingiustificati di pagamenti, decreti ingiuntivi, per importi in relazione ai quali non mi è mai stata data la possibilità di verificare la documentazione contabile, e persino due istanze di fallimento.

Nel frattempo, la società capitanata dall’attuale presidente del consorzio ha ceduto il proprio 51% ai Cantieri del Ponente, gruppo Permare di Sanremo, non consorziato e in concorrenza con il consorzio stesso.

Mi sono posto una domanda: se far parte di un consorzio vuol dire ricevere un trattamento più oneroso rispetto agli altri consorziati, che interesse c’è a restare nel consorzio stesso? E ancora, ma come è possibile gestire serenamente un’attività che ha ricevuto a inizio 2021 dall’ufficio del Demanio la notifica dell’inizio nell’iter per la decadenza della concessione, ma come è possibile operare in un clima di costante tensione, con il frequente intervento delle forze dell’ordine per liti e aggressioni tra i consorziati, dove un consorziato è stato privato con la forza, da parte di altri consorziati della propria area cantieristica, costringendolo a chiudere la propria attività?

Ma come è possibile lavorare, quando l’area di lavaggio esistente è diventata per magia un cantiere navale, privando l’area cantieristica di un servizio essenziale con il parere favorevole del dirigente del Demanio?

Negli ultimi anni il consorzio ha visto maturare esclusivamente spese, la maggior parte dovute a parcelle di avvocati, e nessun profitto. Forse per provare a sanare questa situazione, il 28 febbraio 2022 mi è stato inviato il nuovo listino prezzi, si badi bene riservato esclusivamente alla mia azienda, per la movimentazione delle imbarcazioni mediante travel lift, con un aumento del 30% tale da porre Imperia Yacht Service definitivamente fuori mercato.

Un aumento ‘ad personam’, ingiustificato e soprattutto ingiustificabile in quanto non previsto per nessuno degli altri soci del consorzio. E soprattutto un aumento incomprensibile alla luce di una sentenza del TAR (n.59/2021), passata in giudicato, che individua tale servizio come ‘servizio pubblico’ con conseguente necessario controllo da parte del Comune di Imperia. Tutto questo sta comportando, inevitabilmente, scelte aziendali drastiche.

Dopo 48 anni di attività nell’ambito portuale, perdurando questo stato di cose a fine anno sarò costretto a cessare l’attività, in quanto la mia azienda sarebbe impossibilitata a sostenere tutte le spese che sono state addebitate arbitrariamente, non ultimo il nuovo listino prezzi “ad personam”.

In tutti questi anni Imperia Yacht Service ha sempre lavorato sulle aree legalmente concesse, nel rispetto della legge e il sottoscritto, quando ha sbagliato, ha sempre pagato per gli errori commessi, se dovesse accadere di dover chiudere la mia attività, vorrei che questo fosse decretato dalle autorità competenti (Comune, Demanio, Capitaneria), con provvedimenti motivati e non da un consorzio che lo stesso Sindaco di Imperia ha definito ‘fasullo’ e sulla cui stessa legittima prosecuzione nutro molte perplessità.

Confido che, prima o poi, le Autorità vorranno interessarsi della situazione, ormai insostenibile, e decidere come permettere ai singoli cantieri esistenti di lavorare serenamente in un clima consono ed esente da tensioni e soprusi.

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