19 Aprile 2024 23:32

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19 Aprile 2024 23:32

Elezioni 2022: Toti il grande sconfitto, tradito dal proprio egoismo politico. Il Pd affonda nell’ipocrisia / L’editoriale

In breve: Un suicidio politico, aggravato da dinamiche contorte, autolesionistiche, davvero difficili da decifrare.

E’ Giovanni Toti il grande sconfitto di questa tornata elettorale, nel centrodestra. Il Governatore della Liguria, anima politica in pena, da tempo in cerca di una ricollocazione dopo l’addio a Forza Italia, ha pagato a caro prezzo non solo la scellerata decisione di presentarsi al voto con un movimento politico dell’ultimo minuto, raffazzonato, idealmente impresentabile, ma anche la nebulosa, quanto ondivaga, posizione politica degli ultimi anni, finalizzata al proprio tornaconto elettorale. Il Presidente della Regione Liguria non ha avuto il coraggio di metterci la faccia, consapevole della debolezza del progetto politico, mandando allo sbaraglio i propri candidati. Un suicidio politico, aggravato da dinamiche contorte, autolesionistiche, davvero difficili da decifrare.

Elezioni 2022: centrodestra, Toti e il caso Marco Scajola. Nel centrosinistra il PD è il grande sconfitto

Emblematica la scelta delle candidature nei collegi uninomimali, in Liguria, con Sandro Biasotti preferito a Marco Scajola, campione di preferenze alle scorse regionali, candidato invece al proporzionale dove non conta la propria ‘potenza di voto’, ma solo il risultato complessivo del partito. L’esito? Biasotti, politico di vecchia data, da cartolina in bianco e nero, è riuscito nell’impresa di perdere, nel collegio genovese, roccaforte totiana, con Luca Pastorino (centrosinistra), mentre i 20 mila voti di Scajola, capace di portare Noi Moderati al 10% a Imperia, sono finiti dispersi. Cambiamo, che avrebbe potuto portare a Roma, in Parlamento, due rappresentanti, ne porta solo uno, Ilaria Cavo, vincitrice nel proprio collegio uninominale.

L’impressione è che Toti, disastroso anche nella politica sanitaria, orientata alla privatizzazione, paghi il proprio egoismo politico, come accaduto al leader della Lega Matteo Salvini. Inebriati dai recenti successi elettorali, entrambi hanno pensato che bastasse il loro nome per garantirsi la fiducia degli elettori, anche davanti a palesi contraddizioni (vedi Lega, da partito antisistema a forza politica a sostegno del Governo Draghi). Un errore di presunzione pagato duramente, anche in Liguria, dove Fratelli d’Italia, dimostrando ancora una volta che in Italia l’opposizione porta consensi, si è preso lo scettro di partito più votato e il Governo del Paese. 

Una debacle, quella di Toti, aggravata dalla crisi del centrosinistra con un Partito Democratico, alle prese con un profondo travaglio interno, incapace di trovare un’intesa (con il Movimento Cinque Stelle? con la Sinistra radicale? con il Terzo Polo?) per la creazione di una coalizione tanto eterogenea quanto fondata sul progetto politico.

Proprio il Pd è l’altro grande sconfitto di queste elezioni, sempre più centrista, contraddittorio, ipocrita. Travestito da partito ispirato ai valori della sinistra (esiste ancora?), è ormai un movimento politico rappresentativo dell’establishement, del moderatismo in doppiopetto. Lontano anni luce dal proprio elettorato. Tanto che anche il secondo gradino del podio è insidiato dal Movimento Cinque Stelle, rilanciatosi con Giuseppe Conte.

Tornando a Toti, con Fratelli d’Italia dovrà fare i conti anche in chiave regionale. Gli equilibri politici, per effetto del voto, sono destinati a cambiare. Politicamente ‘schiavo’ della Lega, ora il Governatore rischia di finire nel tritacarne dei meloniani. Vestirà l’ennesima maschera?

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