19 Aprile 2024 03:23

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19 Aprile 2024 03:23

Ecosistema Urbano 2022: Imperia crolla al 70° posto nella classifica di Legambiente, male dispersione idrica e isole pedonali. “Persa oltre la metà dell’acqua potabile” /Tutti i dati

In breve: Nella classifica delle città capoluoghi Genova scende al 53° posto, Savona al 50°, Imperia crolla al 70°

Esce oggi Ecosistema Urbano 2022, il rapporto di Legambiente realizzato con il contributo scientifico di Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 ore, che analizza la qualità e le performance ambientali dei comuni capoluogo.

I dati della 29° edizione mostrano un’Italia in cronica emergenza, a cominciare dall’inquinamento atmosferico che torna a crescere nelle aree urbane.

Ecosistema urbano: ecco i dati in Liguria nella classifica di Legambiente

Per quanto riguarda i dati riferiti alla Liguria colpisce il dato negativo del comune di Imperia che nella classifica generale di 105 città nel 2021 era 54° e quest’anno “crolla” al 70° posto (49,03%).

Male anche Genova che passa dalla 37° al 53° posizione (53,09%), Savona perde due punti e scende al 50° posto (53,49%). Nella top ten La Spezia, che scala la classifica e dalla 25° posizione raggiunge la 9°.

“I numeri che emergono dall’analisi scientifica degli indicatori ambientali non sono confortanti – dichiara Santo Grammatico, Presidente Legambiente Liguria – Tre capoluoghi su quattro della nostra regione retrocedono rispetto allo scorso anno e La Spezia, pur vantando un’ottima posizione nella classifica, ha criticità urgenti da affrontare.

I sindaci e gli assessori all’ambiente dei quattro comuni capoluogo ci auguriamo affrontino con urgenza i parametri più critici per garantire una migliore vivibilità delle città, degli spazi a disposizione della collettività con azioni utili a garantire la salute dei cittadini e un argine all’emergenza climatica”.

La qualità dell’aria nella nostra regione deve migliorare perché è ben oltre i limiti dei valori annuali fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di 10 µg/m³ per il biossido di azoto (NO2) e 15 µg/m³ per le PM10 e anche se qualche segnale positivo c’è, ancora non basta.

Analizzando i numeri Genova registra una concentrazione media annua di 31,8 µg/m³ di biossido di azoto, il 17,17 µg/m³ di PM10 e il livello di ozono è stato superato per trenta giornate, nel 2020 le giornate erano 19.

Male anche Imperia che supera per 24 giornate i limiti di ozono (nel 2020 erano 48) e registra 18,00 µg/m³ di PM10 e 12,5 µg/m³ di biossido di azoto.

Savona registra 17,5 µg/m³ di biossido di azoto, 16,50 µg/m³ di PM10 e 17 giornate di superamento ozono, nel 2020 erano 30. Alla Spezia il biossido di azoto è 23,0 µg/m³, si registrano 4 giornate di superamento dei valori di ozono e le PM10 sono 17,50 µg/m³.

“Riguardo alla qualità dell’aria, e in particolare per il biossido di azoto, si registra l’incidenza negativa dei fumi generati dalle navi in porto a Genova, alla Spezia e Savona che rendono urgenti le elettrificazioni delle banchine” – aggiunge Federico Borromeo, Direttore Legambiente Liguria che evidenzia come anche se la Spezia nella classifica generale è in ottima posizione “la qualità dell’aria nelle zone interessate dall’arrivo dei fumi delle navi è critica. E purtroppo non è stato ancora fatto niente per risolvere il problema”.

Preoccupante anche il dato sulla dispersione idrica dove a Imperia viene persa il 51,2% dell’acqua potabile e alla Spezia il 55,4% su una media nazionale del 36% a cui fanno meglio Genova con il 30,0% e Savona con il 25,5%.

Alto anche il consumo domestico con Imperia al penultimo posto con 291,1 litri/abitante/giorno; meglio Savona con 164,5; La Spezia con 141,8; Genova 134,7 (30° posto).

Ancora troppo alto il dato dei rifiuti prodotti procapite (kg/ab), che invece è addirittura aumentato rispetto al 2020: 540,4 kg/ab a Savona (come nel 2020), 515,9 kg/ab a Genova (era 497), 466,0 kg/ab ad Imperia (era 448) e 499,6 kg/ab alla Spezia (era 487) segno di una raccolta differenziata che, fatta eccezione per La spezia (77,6%), non cresce quanto dovrebbe. I numeri sono pressoché gli stessi dell’anno precedente: Genova 36,2% (era 35,4), Savona 41,4% (era 42,2) e Imperia a 67,3% (era 68).

“Da questi dati è evidente che occorre un’accelerazione nell’applicazione delle misure previste dal Piano regionale dei rifiuti in particolare per l’adozione della tariffazione puntuale, per le politiche volte alla riduzione e per la realizzazione dei biodigestori”, aggiunge Borromeo.

Migliora la situazione per quanto riguarda il Trasporto pubblico locale con Genova quarta città nella classifica nazionale per numero di passeggeri trasportati: sono 293,57 mentre sono 47,59 i viaggi/abitante/anno. Anche negli altri comuni capoluogo cresce il numero di passeggeri trasportati: a Imperia sono 10,6 (nel 2020 erano 5), alla Spezia sono 95,5 (erano 70), a Savona sono 38,5 (erano 37).

Pochissime le infrastrutture ciclabili con il dato calcolato in metri per 100 abitanti che registra 4,00 m/ab di Imperia, 3,65 m/ab di La Spezia, il 2,86 m/ab di Savona e 0,41 m/ab di Genova; unica nota positiva la nuova pista ciclabile bidirezionale in Corso Italia che viene segnalata anche tra le “Buone Pratiche” nel Report.

Ancora troppo poche le isole pedonali (mq per abitante) a Genova 0,11 mq/ab, a Savona 0,16 mq/ab, La Spezia 0,33 mq/ab e Imperia 0,06 mq/ab tra le ultime 10 città nella classifica nazionale.

Per quanto riguarda l’incidentalità stradale (il dato è a livello provinciale fonte ACI/ISTAT 2021) vede Genova tra le città più pericolose in Italia seconda solo a Bergamo con un numero di morti e feriti in incidenti stradali ogni mille abitanti di 8,5 per Genova, Savona 7,5, La Spezia 6,2, Imperia 6,2.

Restiamo in fondo alla classifica anche per la percentuale di verde per abitante (misurato in metri quadri) guidata da Trento con 396,2. La performance peggiore è quella di Imperia terzultima nella classifica nazionale con 6,0 e a salire Savona 9,7, La Spezia 12,3 e Genova con 21,2.

Gli alberi per 100 abitanti invece sono 21 a Genova, 15 alla Spezia, 9 a Imperia, Savona non pervenuta. Nella classifica generale Cuneo è prima con 205 alberi.

Male per le città liguri anche nel solare pubblico (calcolato sui kWatt di potenza installati su edifici pubblici per abitante) a parte il 15° posto di Imperia con 10,32 kW (Padova prima in Italia è a 30,46 kW), La Spezia con 2,84 v è 52°, Genova 2,51 kW è 62°, Savona con 1,89 kW è 68°.

La classifica nel resto d’Italia

Meritano citazione i numeri sempre elevati delle concentrazioni di biossido di azoto di Milano, Torino o Palermo o dei giorni di superamento dei limiti dell’ozono a Torino, il sempre alto numero di auto circolanti di Catania (79 auto ogni 100 abitanti).

Colpiscono il 15,4% della raccolta differenziata a Palermo, ma anche il 37,5% di Napoli e il 36,2 di Genova (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006), oppure il fatto che a Bari quasi il 50% dell’acqua potabile immessa in rete va sprecata. Così come impressionano gli oltre 8 morti e feriti ogni 1000 abitanti per incidenti stradali registrati a Firenze e Genova.

Nella classifica generale le città più virtuose sono Bolzano (79,02%), Trento (83,8%) e Belluno (73,74%) premiate a fronte delle generali buone performance in alcuni degli indicatori più significativi del report che sono: qualità dell’aria, consumo e dispersione di acqua, mobilità, rifiuti e ambiente urbano.


I parametri che determinano la classifica delle performance ambientali dei Comuni di Ecosistema Urbano 2022 di Legambiente sono 18 e prevedono l’assegnazione di un punteggio massimo teorico di 100 punti, costruito caso per caso sulla base di obiettivi di sostenibilità.

I punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno un capoluogo che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per ognuno degli indici considerati).

La media del punteggio dei capoluoghi sale appena e si attesta a 53,41%, ad un passo da quella dello scorso anno (53,05%).

Quota 100 non è raggiunta da nessuna città e, a differenza della passata edizione dove solo Trento ci riuscì, nessuna città riesce a superare quota 80, come già successe due anni or sono nel pre-pandemia.

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