2 Maggio 2024 05:51

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2 Maggio 2024 05:51

Imperia: “Scarella100”, alla Galleria Rondò la mostra in ricordo del partigiano e artista Luciano Bianchi. Il figlio Tirreno:”Uomo misterioso e di poche parole, grazie a questi quadri sto riscoprendo mio padre”/Foto e Video

In breve: Una rassegna curata dal critico Alfonso Sista e dal figlio dell’artista, Tirreno Bianchi, che ripercorre in chiave antologica il lavoro di Luciano Bianchi, in arte Scarella

È stata inaugurata nel pomeriggio di oggi, 28 aprile, alla Civica Galleria d’Arte Il Rondò di Imperia la mostra “Scarella100. Un’avventura nel mondo dei colori”

La mostra ripercorre vita e arte dell’artista Scarella, dagli inizi figurativi alla scelta totalizzante dell’informale

Una rassegna curata dal critico Alfonso Sista e dal figlio dell’artista, Tirreno Bianchi, che ripercorre in chiave antologica il lavoro di Luciano Bianchi, in arte Scarella, illustre imperiese (Castelvecchio 1922 – Imperia 2017) che fu partigiano, poi operaio all’Agnesi, artista ed ebanista impegnato anche in grandi realizzazioni come il soffitto della chiesa imperiese di Cristo Re.

Bianchi dedicò alla pittura la sua parte più intima, trasferendovi emozioni e sentimenti, e scegliendo di coltivarla come un mezzo espressivo privato, lontano dalla ribalta della scena più commerciale, benché conosciuto e apprezzato nel mondo artistico non soltanto imperiese.

L’intervista a Tirreno, figlio dell’artista Luciano “Scarella” Bianchi

“Mio padre Luciano era un oggetto misterioso anche per me. Era una persona che parlava e comunicava pochissimo. Per motivi di lavoro sono andato a Genova e quindi ci incontravamo ogni tanto.

Lui parlava poco, sia del so lavoro di pittore che della sua storia di vita.

Io mi sono sempre domandato, perché il nome Tirreno? Credevo fosse il nome di un partigiano che era con lui durante la Resistenza. Ma dopo tempo sono riuscito a capire casualmente , tramite i libri di storia e dalla figlia di questo partigiano, che Miaci Tirreno era il suo nome, non era un nome di battaglia.

Qui ho messo i pezzi insieme di questa storia, della storia di mio padre, che è un po’ anche la storia della mia vita.

Come scoprire perché si fosse appassionato di pittura, l’ho scoperto casualmente. Lui lavorava molto il legno, faceva dei mobili e delle sculture.

Ho scoperto casualmente che si era appassionato alla pittura. Un giorno che lo sono andato a trovare, mi aveva regalato un quadro, senza farmi andare nel suo laboratorio.

Poi me ne ne ha regalati parecchi altri, un giorno si decide di farmi vedere dove lavorava e dove dipingeva. Era comunque una persona di poche parole, non faceva grandi colloqui.

Nel 2007, partendo secco come faceva lui, mi diede tutti i suoi quadri. Ce ne sono più di 300, alcuni erano molto grandi, anche di 3 metri.

A dicembre mi arriva una telefonata di una persona di Torino, che aveva conosciuto mio padre. Nel ’72 avevano fatto una mostra insieme a Diano Marina. Io non sapevo nulla.

La sua pittura era fatta non con i pennelli ma con le spatole. Il costo di quei colori era molto molto alto. Aveva necessità di vendere, ne ha venduti molti ma non so a chi.

Questo signore di Torino gliene aveva fatti vendere parecchi. Poi ho scoperto che aveva anche delle sculture, delle statue di olivo molto grandi.

Scoperte fatte tutti a posteriori, dopo che è venuto a mancare. Era di poche parole, l’ho scoperto così.

Scoprendo mio padre, scopro anche un po’ della mia vita.

Ho messo insieme tutti questi pezzi e ancora adesso sto scoprendo mio padre. Il perché di questa rabbia che c’è dentro ai suoi quadri. Probabilmente è anche frutto di una delusione che lui ha vissuto nella storia di partigiano nella resistenza.

Ho capito anche alcune espressioni che faceva e la passione tremenda che aveva per Van Gogh e per i colori. Dentro al colore vedeva delle cose che non sono in grado di vedere, ma sentendo parecchi critici ho avuto tutta una serie di spiegazioni.

Un po’ la cosa mi ha fatto piacere, al di la della conflittualità che inevitabilmente avevo con questo genitore, ho riscoperto una persona un po’ diversa”.

Alfonso Sista ci parla dei quadri di Luciano

“Sono una risposta informale di Scarella ai suoi disagi social e politici. Mirano a rappresentare le sue emozioni e sensazioni rispetto alla propria esistenza e travagli interiori.

Quali sono? Era un partigiano, nel momento in cui la guerra finisce e c’è questo ritorno all’ordine, rimane molto deluso. Probabilmente perché sente traditi molti valori per cui lui aveva combattuto.

Dopo un primo periodo figurativo, in cui esprime questa voglia di rappresentare i suoi disagi e le sue emozioni, passa all’informale che vediamo nella mostra. Una continua lotta con il colore per poterlo plasmare, utilizzare, per esprimere le prozie emozioni e sensazioni. Una lotta incessante con il colore”.

Da dove viene il nome Scarella?

“Si chiamava Luciano Bianchi, ma ha voluto adottare il cognome della madre forse per un po’ di ritrosia tutta ligure, di non apparire troppo. Magari, secondo una mia ipotesi, si vergognava di mettere il proprio cognome , oppure non volesse essere identificato come pittore.

Non ha mai fatto mostre, se non alla fine negli anni ’60 a Diano Marina e una a Torino che un amico gli aveva fatto a sorpresa.

La prima mostra effettiva l’avevo curata io nel 2015, quando abbiamo scoperto questo pittore. Vogliamo rendere onore ad un grande imperiese che ha dipinto e rappresentato emozioni particolari”.

La mostra alla Galleria Rondò resterà aperta da oggisino a sabato 13 maggio nei seguenti orari: dal martedì al giovedì dalle 16.00 alle 19.00, il venerdì e il sabato dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 oltre alla possibilità di visite guidate per le scuole sia il venerdì che il sabato mattina.

A cura di Alessandro Moschi

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