8 Maggio 2024 09:11

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8 Maggio 2024 09:11

E’ il ristoratore sanremese Salvatore Aldobrandi l’uomo di 73 anni accusato dell’omicidio in Svezia di Sargonia Dankha, avvenuto nel 1995. Ecco la storia del “Cold Case”

In breve: L'uomo è difeso dall'avvocato Andrea Rovere, che lo incontrerà in carcere lunedì 

Si chiama Salvatore Aldobrandi l’uomo di 73 anni, arrestato dalla Polizia giudiziaria del Tribunale di Imperia per l’omicidio di Sargonia Dankha, avvenuto nel 1995 a Linköping, città svedese a 200 chilometri a sud di Stoccolma.

L’uomo è difeso dall’avvocato Andrea Rovere, che lo incontrerà in carcere lunedì

La storia sembra tratta dalla serie televisiva “Cold Case”, ma è purtroppo strettamente legata alla realtà. Salvatore Aldobrandi nel 1995 aveva una relazione con Sargonia Dankha, all’epoca 21enne, di origini irachene, ma naturalizzata svedese, più giovane di lui di 24 anni. Entrambi all’epoca vivevano in Svezia, dove Aldobrandi aveva un ristorante.

Quando la ragazza scomparve all’improvviso nel novembre del 1995, la polizia svedese avviò delle indagini e giunse ad arrestare Aldobrandi, che aveva anche precedenti per violenza sessuale e maltrattamenti, accusandolo di aver ucciso la giovane e averne poi smembrato il corpo per bruciarlo all’interno del suo ristorante e farne sparire ogni traccia.

Il cadavere della ragazza non fu mai trovato e per la legge svedese, senza un cadavere o dei testimoni diretti, non si può procedere per omicidio. E fu così che Salvatore Aldobrandi fu scarcerato. Poi tornò in Italia e si ricostruì una vita, facendo il ristoratore a Sanremo.

Il caso riaperto dalla Procura di Imperia dopo l’istanza di un legale di Milano, interpellato dai genitori della vittima

I genitori della vittima, però, non si sono mai arresi e, dopo numerosi tentativi di ottenere giustizia per Sargonia, sono giunti, un anno fa, allo studio legale Morri – Rossetti di Milano. L’avvocato Francesco Rubino ha pazientemente raccolto il materiale giudiziario disponibile e dopo aver individuato, anche con l’impiego di investigatori privati, l’Aldobrandi in quel di Sanremo, ha inviato una minuziosa relazione al Procuratore Capo della Repubblica di Imperia Alberto Lari, che, insieme ai sostituti Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi, ha riaperto l’inchiesta, questa volta in Italia.

Le prove indiziarie raccolte in Svezia, fra cui tracce di sangue e di capelli della vittima, trovate in un’auto di proprietà di una persona vicina a Salvatore Aldobrandi, sono state raccolte insieme al fascicolo dagli investigatori imperiesi, andati appositamente in missione in Svezia, con l’autorizzazione del ministero della Giustizia.

Il resto è cronaca recente: la Procura ottiene dal Gip un ordine di cattura per Aldo Aldobrandi, che viene così arrestato e rinchiuso nel carcere di Sanremo, dove ora attende l’interrogatorio di garanzia. Ad assisterlo sarà l’avvocato Andrea Rovere,  sanrermese, ma del Foro di Genova, che lo incontrerà per la prima volta lunedì mattina.

Spiega l’avvocato Rovere: “Ho avuto notizia della mia nomina quale difensore da parte del signor Aldobrandi nel tardo pomeriggio di sabato. Non lo conosco e non ho ancora potuto incontrarlo. Lo farò lunedì mattina, in attesa anche di avere l’avviso di deposito dell‘ordinanza di custodia cautelare in carcere e l’avviso di fissazione dell’interrogatorio di garanzia“.

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