30 Aprile 2024 13:40

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30 Aprile 2024 13:40

Imperia: Commissione Antimafia, quando un silenzio vale più di mille parole/L’editoriale

In breve: Dichiarazioni inaccettabili e superficiali dei tre consiglieri di maggioranza mandati allo sbaraglio dal silenzio del Sindaco Scajola. Perché il consiglio comunale non ha pensato di proporre la città di Imperia, capoluogo, come sede di una Commissione e di uno sportello antimafia per tutta la provincia?

Lunedì sera il consiglio comunale di Imperia ha scritto una delle pagine più buie della sua storia. E non per aver discusso dellopportunità o meno di istituire a Imperia una Commissione Antimafia. Non essere d’accordo, politicamente, è lecito, non per questo si è collusi con la mafia. Chi la pensa diversamente, a nostro giudizio, sbaglia. Quello che invece è ingiustificabile è il contenuto degli interventi dei tre consiglieri di maggioranza, Andrea Landolfi, Giovanni Lazzarini e Luca Volpe.

Tutti e tre hanno provato a sostenere che una Commissione Antimafia potrebbe nuocere alla città a livello di immagine. Tesi opinabile, discutibile, ma politicamente spendibile se illustrata in maniera adeguata e non per mezzo di atroci parallelismi.

Come si fa, nel contesto di un consiglio comunale, e non al bar con gli amici, a dire “immaginatevi uno sportello antimafia a fianco a uno sportello che vende i buoni pasto della Seris”. Consigliere Landolfi, secondo Lei ci si presenta allo sportello antimafia e si ritira il numero per la fila? Magari con un bel tabellone luminoso: numero 1 per chi è vittima di racket, 2 minacce, 3 usura.

Come si fa a sostenere che uno sportello antimafia “potrebbe essere di intralcio alle attività di indagine dell’autorità giudiziaria”. Ma lo sapete come funziona? Cosa fa? Che il primo contatto è telefonico? Che c’è un sostegno psicologico e legale?  E’ come dire che i centri antiviolenza sono un ostacolo al lavoro della Magistratura.

Come si fa a sostenere, a prescindere, che Imperia non sia interessata da alcun fenomeno criminale organizzato quando la provincia è indicata nelle relazioni antimafia come “roccaforte della ndragheta reggina” e non più di tre mesi fa il Procuratore della Repubblica di Imperia Alberto Lari, pubblicamente, ha denunciato che reati come la corruzione e il voto di scambio “sono le due principali piaghe che affliggono l’imperiese” e che in particolare “il  fenomeno del voto di scambio è più comune rispetto a quello che crediamo”. E come dimenticare che nelle classifiche sulla qualità della vita, stilate dal Sole 24 Ore negli ultimi anni, la provincia di Imperia è risultata nei primi posti per reati come associazioni per delinquere, minacce ed estorsioni.

Quelle dei tre consiglieri di maggioranza sono dichiarazioni inaccettabili e superficiali (così come la successiva retromarcia sulla proposta di modifica del Gruppo Misto), e sono queste che sputtanano la città, non la proposta di una commissione antimafia per aprire un dibattito e una riflessione su un argomento delicato come la lotta alla criminalità organizzata.

Va detto, però, a parziale giustificazione, che i consiglieri sono stati mandati allo sbaraglio dal Sindaco Claudio Scajola, rimasto in uno strategico silenzio. L’ex Ministro è apparso più attento al proprio cellulare che alla discussione. Ci si aspettava, invece, che il primo a parlare, tra le fila della maggioranza, fosse proprio Scajola, l’unico in tutta l’assise a trovarsi davvero in una condizione di profondo imbarazzo. E, attenzione, non tanto per la condanna nel processo Matacena, a Reggio Calabria (fino a prova contraria Scajola è innocente sino al terzo grado di giudizio), quanto per il fatto di aver ammesso più volte, pubblicamente, di essersi informato sulla possibilità di far ottenere l’asilo politico a un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Una vicenda, quella della latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia, che, al di là delle dichiarazioni di facciata, ha un peso politico notevole, certificato proprio dal silenzio di Scajola in aula.

Difficile, infatti, in un contesto simile, parlare di rispetto delle istituzioni, di rispetto per i Magistrati che indagano sui reati di mafia. E lo è ancora di più di fronte alla cacciata dei Carabinieri dall’aula consiliare, alle dichiarazioni, non certo benevole, del primo cittadino sull’operato delle Procure, degli organi inquirenti, dei giudici, alle interferenze nell’attività giudiziaria della Polizia Locale, alla decisione di disertare l’incontro, a Imperia, con il Procuratore Antimafia Nicola Gratteri e l’evento contro le mafie organizzato a Villa Grock da Libera.

Un esempio concreto della palude dialettica in cui sono rimasti intrappolati, loro malgrado, i consiglieri di maggioranza, è contenuto nelle parole del consigliere Landolfi. “Abbiamo la Procura della Repubblica che egregiamente svolge il proprio ruolo e dove ogni cittadino ha la possibilità di andare, di denunciare, di essere ascoltato”. Parole in contrasto con quanto dichiarato dal Sindaco Scajola nel consiglio comunale monotematico sulla vicenda delle presunte minacce al Comandante Bergaminelli: “Questo sistema malato, basato su esposti anonimi, deve finire. Non per me, ma per il futuro di questa città. Perché non può esserci futuro luminoso per una città che accetta un sistema del genere”. Un cittadino che sente un ex Ministro dell’Interno e ex Presidente dei Servizi Segreti esprimersi in questo modo, come pensate reagisca? È un incentivo a denunciare, o il contrario?

Un’ultima considerazione. Perché il consiglio comunale invece di buttare la palla in corner (il tavolo permanente di contrasto alla criminalità organizzata, seppur in mancanza dello sportello, unico vero servizio di aiuto alla cittadinanza, è comunque meglio di niente) non ha pensato di proporre la città di Imperia, capoluogo, come sede di una Commissione e di uno sportello antimafia per tutta la provincia? Sarebbe stato un unicum in tutta la Liguria. A quanto pare, però, lo slogan “siamo i primi a…” lo si sventola solo quando fa comodo. O forse solo quando è accompagnato da corposi finanziamenti. Riflettiamoci.

Mattia Mangraviti

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