28 Marzo 2024 17:02

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28 Marzo 2024 17:02

Antimafia: “Provincia Imperia roccaforte della ‘ndrangheta reggina. Clan mafiosi condizionano edilizia e commercio”/La relazione

In breve: Nella relazione anche la condanna di Claudio Scajola al Processo Breakfast. In un contesto simile appare sconcertante l'assenza dell'amministrazione comunale all'incontro con il Procuratore Nicola Gratteri.

Provincia di Imperia roccaforte della ndrangheta reggina“. Lo scrive la Direzione Antimafia nell’ultima relazione poi presentata al Parlamento dal Ministro dell’Interno. Una relazione durissima, che mette a nudo le criticità dell’imperiese, anche citando le parole del Prefetto Alberto Intini che disegnano un quadro davvero preoccupante, fatto di estorsioni, incendi e un’ediliziafortemente condizionata” dalla criminalità organizzata.

Nella relazione antimafia compare anche il processo Breakfast, in riferimento alla provincia di Imperia e alla condanna dell’ex Ministro Claudio Scajola per aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare Amadeo Matacena , condannato in via definitiva a 3 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa (‘ndrangheta).

In un contesto simile appare oggi ancora più sconcertante l’assenza dell’ amministrazione comunale (l’unica istituzione a non essere presente) all’incontro con il Procuratore Nicola Gratteri in programma lo scorso 25 agosto a Villa Faravelli.

Imperia: relazione antimafia, l’analisi dei fenomeni criminali

La Liguria

L’infiltrazione dei sodalizi mafiosi in Liguria è prevalentemente di origine calabrese e in misura
minore campana e siciliana. Ha avuto inizio verosimilmente dagli anni ‘50 in ragione del florido tessuto economico-imprenditoriale e per il favorevole posizionamento geografico che fa della regione un crocevia strategico tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia e il nord Europa, nonché attraverso il sistema portuale un rilevante hub verso altri continenti. Qui la strategia di “mimetizzazione” attuata dai clan avrebbe reso più difficoltoso, nel tempo, comprendere e acquisire consapevolezza della capillare infiltrazione del territorio ligure ad opera della ‘ndrangheta.

La relazione del Prefetto di Imperia Alberto Intini

I sodalizi presenti tendono ad esprimersi attraverso modalità di azioni criminali di basso profilo, poco avvertibili dalla società civile, senza ricorrere, per quanto possibile, a condotte di natura violenta, dimostrando, tuttavia, capacità relazionali con il mondo politico, imprenditoriale, economico ed associativo.

Non sono comunque mancati, nel corso degli anni, episodi particolarmente cruenti maturati negli ambienti della criminalità calabrese, così come non è stato certamente accantonato il ricorso all’incendio di mezzi ed attività commerciali che rimane, per la sua pregnanza simbolica, una delle modalità privilegiata di affermazione del controllo del territorio.

In ogni caso, le attività delinquenziali poste in essere sono per lo più relative al traffico di stupefacenti, in talune realtà territoriali circoscritte le estorsioni parrebbero condizionare tuttora le dinamiche commerciali, con particolare riferimento ai settori della ristorazione, del turismo balneare, del commercio ambulante, mentre importanti settori economici si ritiene operino se non in regime di monopolio, quantomeno di predominanza: l’edilizia, ovvero le grandi opere ed, in genere, la movimentazione terra, è fortemente condizionata.

Non va sottaciuto, inoltre, come i settori dello smaltimento dei rifiuti, dei residui ferrosi e, più in generale, del variegato comparto dei servizi ecologici e delle fonti rinnovabili, siano considerati strategici dalla criminalità che ne coglie un’opportunità per ricavarne illeciti profitti.

La provincia di Imperia

Il dato giudiziario ormai definitivo conferma l’operatività sia del locale di Ventimiglia, facente capo ai Marcianò di Delianuova (RC), espressione delle cosche Piromalli e Mazzaferro, sia del sottogruppo di Bordighera rappresentato dalle famiglie Barilaro-Pellegrino, proiezione dei Santaiti-Gioffrè di Seminara (RC).

Ulteriore e recente conferma giudiziaria del composito mosaico mafioso è pervenuto dalla Corte di Cassazione che, il 28 ottobre 2020, nell’ambito del processo “Maglio 3“, ha rigettato i ricorsi proposti avverso le condanne per associazione di tipo mafioso pronunciate nell’ottobre 2018 in sede di rinvio dalla Corte d’Appello di Genova, rendendo definitive quelle pronunciate a carico di 5 affiliati al locale di Genova e 4 a quello di Ventimiglia.

L’omicidio di località Calvo e l’arresto di Domenico Pellegrino

A Bordighera rileva l’influenza criminale dei Barilaro-Pellegrino originari di Seminara (RC), i quali nel tempo hanno perseguito una specifica strategia operativa distinguendosi per condotte spregiudicate e per un pressante controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose.

In tale ambito si colloca la vicenda giudiziaria di un giovane esponente del clan (Domenico Pellegrino, ndr), coinvolto in un omicidio con tipiche modalità mafiose (una vera e propria esecuzione realizzata con colpi esplosi da armi diverse) accertato il 21 ottobre 2020 con il rinvenimento di un cadavere in località ‘Calvo’ di Ventimiglia, successivamente identificato per quello di in un uomo di nazionalità francese, Joseph Fedele, da tempo attivo nel settore del narcotraffico tra la Costa Azzurra e l’estremo ponente ligure.

Le conseguenti indagini dei Carabinieri hanno consentito, il 23 dicembre 2020, di trarre in arresto il giovane ritenuto responsabile, in concorso con altre persone, dell’omicidio commesso verosimilmente nel mese di settembre e maturato per contrasti nel mondo degli stupefacenti con l’aggravante mafiosa. Il grave evento delittuoso parrebbe contestualizzarsi in uno scenario criminale i cui equilibri (anche in relazione ai rapporti con le compagini criminali stanziate in Francia) risultano fortemente fiaccati dalle avvenute carcerazioni a conclusione del processo “La Svolta” ma anche dal decesso nel 2017 di due storici capibastone, uno dei quali già al vertice del locale di Ventimiglia”.

L’inchiesta Ponente Forever

Particolarmente significativo nel contesto imperiese anche quanto emerso all’esito dell’inchiesta “Ponente Forever” della DDA di Genova, conclusa il 15 settembre 2020 dai Carabinieri in cooperazione con la Gendarmeria francese nei confronti dei 13 componenti di un sodalizio dedito al narcotraffico internazionale sull’asse italo-francese. L’indagine a seguito dell’operazione della Polizia di Stato “Eat Enjoy” (giugno 2020) ha visto come principale indagato (Carmelo Sgrò, ndr) un sodale della famiglia Gallico di Palmi (RC), al vertice di un’attività di narcotraffico e traffico di armi tra l’estremo Ponente ligure e la Costa Azzurra (F). Avvalendosi della complicità di soggetti da tempo attivi nell’imperiese nel settore degli stupefacenti e interloquendo con un’organizzazione criminale albanese con base logistica a Parma e con esponenti ‘ndranghetisti operanti in Francia, l’uomo era in grado di movimentare da e per l’estero grandi quantitativi di cocaina, hashish e marijuana. All’indagato è stato anche contestato di aver prestato assistenza a un latitante della stessa cosca Gallico sia ad Arma di Taggia (IM), sia in territorio francese.

L’inchiesta Scarface

Significativa anche l’inchiesta “Scarface” della DDA di Brescia conclusa il 2 novembre 2020 dai Carabinieri nei confronti di 14 indagati responsabili a vario titolo di riciclaggio e autoriciclaggio realizzati ad opera di un’organizzazione bresciana contigua ai Papalia-Barbaro di Buccinasco (MI). Ciò avveniva anche attraverso l’acquisto – presso tabaccherie, sale scommesse e sale gioco compiacenti – dei ticket delle vincite al lotto e superenalotto. Con tale modalità tra il gennaio 2014 e marzo 2019 l’organizzazione avrebbe dimostrato falsi profitti per circa 500 mila euro. In tale contesto è stato tratto in arresto un soggetto residente a San Bartolomeo al Mare (Mario Mura, ndr) braccio destro del figlio (Francesco Mura, ndr), imprenditore in rapporti d’affari con un affiliato alla ‘ndrina buccinaschese. Dagli atti dell’inchiesta sono emersi anche nell’imperiese investimenti speculativi nel settore degli immobili di pregio.

Sanremo

Oltre a esponenti della criminalità organizzata calabrese, la zona di Sanremo annovera anche la presenza di soggetti di origine campana collegati a famiglie napoletane e a referenti da anni insediati a Mentone (F) attivi in svariati ambiti criminali.

L’operazione Grande Carro

Per quanto concerne la criminalità pugliese, rilevano gli esiti dell’operazione “Grande Carro” della DDA di Bari nel cui contesto il 27 ottobre 2020 i Carabinieri hanno eseguito a Camporosso (IM) una misura restrittiva nei confronti di 2 esponenti della famiglia foggiana Delli Carri inquadrata nella batteria dei Sinesi-Francavilla. Uno dei due indagati, un imprenditore riminese al soldo del clan citato a seguito di un diverbio si sarebbe rifugiato nell’estremo ponente ligure presso il suo complice per sottrarsi a eventuali azioni ritorsive dello stesso clan.

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