26 Aprile 2024 23:19

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26 Aprile 2024 23:19

“Escono i boss mafiosi e Carlo è in carcere da luglio. Scriviamo al Csm, Bonafede e al Presidente Mattarella”. Parlano i genitori dell’ex candidato sindaco di Imperia Carpi detenuto a Genova

In breve: "È una situazione paradossale, vogliamo giustizia per Carlo, non ci fermeremo fino a quando non l'avremo" concludono i genitori.

“Ci rivolgeremo al CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e se non bastasse anche al Presidente della Repubblica Sergio Matterella, questa situazione non è più sostenibile”. Parole dei famigliari dell’ex candidato sindaco di Imperia Carlo Carpi, 37 anni, detenuto da oltre 10 mesi (annunciò il suo arresto via Facebook a fine giugno del 2019) nel carcere di Marassi a Genova a seguito di una condanna di un anno e 10 mesi per calunnia e stalking.

Carpi, detenuto modello all’interno dell’istituto penitenziario, già dalle prime settimane è stata applicata la censura della corrispondenza ma sopratutto sono state rigettate dal tribunale di sorveglianza tutte le istanze presentate dai suoi legali al fine di ottenere gli arresti domiciliari sia a Genova che a casa della sorella a Sestri Levante. A Carpi, inoltre, furono negati i colloqui con persone al di fuori dei suoi familiari stretti e della sua compagna che riuscì ad ottenere il permesso di visitarlo solo dopo alcune settimane. All’imprenditore genovese è anche stato già riconosciuto uno sconto della pena per buona condotta di 45 giorni. 

“Ci sono decine di detenuti e operatori di polizia penitenziaria che sono risultati positivi al Coronavirus – commentano i genitori Maria Gabriella Tassara e Gian Paolo Carpi -, anche nella sua cella c’è un uomo che è stato a stretto contatto con 5 detenuti che lo hanno contratto ma nessuno si è degnato di sottoporlo al test. Nei giorni scorsi sono usciti dalle carceri italiane boss mafiosi e criminali incalliti e nonostante vi siano tutte le condizioni di legge e di fatto, Carlo resta ancora in carcere. Temiamo per la salute di nostro figlio, non c’è ragione che stia ancora in carcere quando può scontare la sua pena agli arresti domiciliari. Ancora recentemente è stata rigettata l’istanza legata alla legge “svuota carceri” che prevede ai “condannati ad una pena – anche residua – non superiore ad un anno, di scontare la pena presso la loro abitazione…”. Numerose le richieste di misura alternativa al carcere avanzate dai legali di Carpi, tutte respinte dal tribunale di sorveglianza. 

“È una situazione paradossale, vogliamo giustizia per Carlo, non ci fermeremo fino a quando non l’avremo” concludono i genitori.

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