29 Aprile 2024 13:26

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29 Aprile 2024 13:26

Imperia: “Manifesto della cura”, sabato 20 novembre la presentazione del libro “per una politica dell’interdipendenza”. Presente l’attivista Marie Moïse/Il programma

In breve: All'incontro interverrà l'attivista femminista Marie Moïse, co-traduttrice del libro

Avrà luogo sabato 20 novembre, alle ore 17.30, presso l’ArciCampo delle Fragole” di viale Matteotti, a Porto Maurizio, la presentazione del libroManifesto della cura – per una politica dell’interdipendenza”.

All’incontro interverrà l’attivista femminista Marie Moïse, co-traduttrice del libro. Marie, attivista, è dottoranda in filosofia politica all’Università di Padova e Tolosa II, scrive di razzismo, femminismo e relazioni di cura.

A Imperia la presentazione del libro Manifesto della cura

La pandemia ha svelato la centralità sociale dei lavori di cura: badanti, infermiere, lavoratrici domestiche, fattorini, rider e addetti alle pulizie hanno dominato per giorni la scena pubblica. Ma anche se di cura oggi si parla tanto, l’incuria continua a regnare sovrana.

Il sistema neoliberista l’ha infatti ridotta a questione individuale, da comprare sul mercato, con una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, sociali e alla persona che privilegia i profitti sulle vite di tutte e tutti noi.

Ma se i ricchi possono delegare i propri bisogni quotidiani a soggetti oppressi (donne e migranti) come possiamo dare vita a sistemi in cui l’interdipendenza degli uni dagli altri sia finalmente riconosciuta, in forme solidali e paritarie?

Il collettivo inglese Care Collective risponde a questa domanda individuando quattro cardini fondamentali per dare vita a comunità di cura: il mutuo soccorso, lo spazio pubblico, la condivisione di risorse e la democrazia di prossimità.

Facendo tesoro delle buone pratiche dei movimenti femministi e ambientalisti propone una cura reciproca, non paternalista né assistenzialista: una «cura promiscua», che non discrimina nessuno ed è fuori dalle logiche di mercato.

L’obiettivo è arrivare a un vero e proprio «stato di cura» che non solo crea infrastrutture di welfare «dalla culla alla tomba» ma genera una nuova idea di democrazia orientata ai bisogni collettivi. Dimostrando che la cura è il concetto e la pratica più radicale che abbiamo oggi a disposizione.

 

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