29 Aprile 2024 07:24

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29 Aprile 2024 07:24

Imperia: ex preside Istituto Marconi a processo, in aula lo sfogo di Daniela Pistorino. “Continui atteggiamenti ostili nei miei confronti per aver tolto privilegi a zoccolo duro di insegnanti. Portata all’esasperazione”

In breve: Nel corso dell'udienza di oggi, dopo le dichiarazioni spontanee dell'imputata, il PM Veronica Meglio ha chiesto la condanna a 4 anni e 2 mesi di carcere. L'avvocato della difesa ha chiesto l'assoluzione in quanto i fatti "non sussistono".

“Volevo assegnare incarichi fuori da un zoccolo duro di insegnanti per valorizzare il merito a discapito dei privilegi, ma non potevo immaginare le conseguenze”. Queste le parole dell’ex dirigente scolastica dell’Istituto Marconi di Imperia Daniela Pistorino, pronunciate oggi in aula, in Tribunale a Imperia, tramite spontanee dichiarazioni, dinnanzi al collegio composto dai giudici Carlo Indellicati, Francesca Minieri e Antonio Romano, nell’ambito del processo che la vede imputata (difesa dall’avvocato Antonino Favazzo) con le accuse di peculato d’uso e maltrattamenti (per le accuse di minacce, diffamazione e violenza privata è intervenuta la prescrizione).

La denuncia, lo ricordiamo, è partita da 15 persone offese (tra insegnanti e personale scolastico dell’istituto). 

Nel corso dell’udienza di oggi, dopo le dichiarazioni spontanee dell’imputata, il PM Veronica Meglio ha chiesto la condanna a 4 anni e 2 mesi di carcere. L’avvocato della difesa ha chiesto l’assoluzione in quanto i fatti “non sussistono”. Il collegio ha rinviato l’udienza al 16 gennaio 2024 per le eventuali repliche del pubblico ministero e la sentenza.

Imperia: ex preside Istituto Marconi a processo, in aula lo sfogo di Daniela Pistorino

Le dichiarazioni spontanee dell’imputata Daniela Pistorino

“Attualmente ricopro il ruolo di dirigente scolastico di un prestigioso istituto tecnico di Messina, una delle scuole più blasonate. Per anni sono stata professoressa di storia dell’arte e ho insegnato nei più importanti istituti della città, ho avuto una carriera esemplare, conducendo un’attività sempre improntata all’attenzione ai ragazzi.

Al Marconi di Imperia ho avuto la mia prima assegnazione come dirigente, dove ho iniziato senza punti di riferimento, in un luogo lontano dalla mia città, oltretutto dopo un delicato intervento chirurgico. Ho superato con merito il concorso. Appena insediata ho cercato di orientarmi in un contesto che non era il mio e che fin da dubito non voleva accettarmi. Non mi è stato risparmiato nulla.

Nei 2 anni al Marconi in breve tempo mi sono accorta della situazione, avrei fatto a meno di starci ma non volevo rinunciare al lavoro. Quello che mi si chiedeva era di non alterare equilibri consolidati. Avrei dovuto svolgere l’incarico di dirigente solo formalmente, lasciando che ognuno continuasse a fare i propri utili e interessi, e io avrei dovuto solo apporre le firme, assumendomi ogni conseguente responsabilità.

Ho detto fin da subito che ogni cosa sarebbe stata fatta nel rispetto della normativa, ma non è stato nè semplice nè indolore, per questo sono qui.

L’atmosfera è sempre stata anomala, con scortesie e cattive azioni, urla, strepiti e minacce del personale docente e non docente nei miei confronti. Con il passare del tempo l’atmosfera ha pesato su di me, non sempre è stato possibile mantenere la calma. Mi sono sempre spesa nell‘interesse della scuola e degli studenti.

Al primo consiglio di classe ho trovato un registratore sul tavolo e alle mie richieste di spiegazione mi è stato detto che serviva per facilitare a fare il verbale, poi venni a conoscenza che gli audio circolavano anche in chat. In alcune occasioni si volevano bocciare studenti senza documenti a sostegno, cosa non ammissibile, il diritto e l’attenzione per gli studenti sono al primo posto.

Negli stessi giorni mi resi conti che i laboratori venivano usati durante la notte, l’allarme suonava spesso. Ho disposto che venissero cambiate le chiavi di accesso, con modalità di custodia delle chiavi diverse. Questo causò polemiche.

Questi sono alcuni esempi di un gran numero di situazioni anomale vissute da inizio anno.

C’era uno zoccolo duro di docenti, amici dai tempi della scuola, che insegnavano da anni al Marconi. Avrei dovuto dare loro gli incarichi come sempre avvenuto in passato, invece io li ho ritirati per darli fuori dal cerchio magico per valorizzare il merito a discapito dei privilegi. Non potevo immaginare che ogni persona che accettava un mio incarico era avvicinata e minacciata, oppure invitata ad agire contro di me.

È stato un inferno, però non è stato solo quello. Sono stati numerosi i traguardi raggiunti dalla scuola. Ad esempio venne ricostituito il comitato tecnico scientifico, vennero create reti di collaborazione come il comodato d’uso con la provincia per il campetto sportivo, nuovi accordi per il Pcto, l’Erasmus plus settennale, è stata inserita la seconda lingua, un corso di francese gratuito, sono stati rinnovati gli organi collegiali, è stato rifatto sito, sono stati avviati progetti di inclusione, sono stati rinnovati i laboratori di meccatronica, sono stati stretti accordi internazionali con un istituto di Nizza per il Pcto, sono stati riorganizzati i corsi serali.

È impossibile pensare che tutti questi risultati si siano realizzati senza il contributo di tutti, tranne che di quel gruppetto di docenti. La scuola ha funzionato e bene, c’è stato un incremento delle iscrizioni.

Ho avuto il sostegno di tanti professori e il sostegno del personale. Il collegio dei docenti era composto da 120 persone, compresi i non docenti si arriva in totale a 150 unità. Perchè costoro non si sono uniti alle denunce?

Il risentimento nei miei confronti era dovuto all’aver modificato i criteri assegnazione dei ruoli. 

Ritengo che questa lamentela sia la chiave di lettura. La verità è che da parte mia non c’è mai stata avversione nei confronti di nessuno, il pericolo che correvo era dovuto al fatto che agivo in una scuola dove l’unica regola era il non rispetto delle regole, a uso e consumo di pochi.

Ricordo le insistenze dei collaboratori storici per avere un numero di ore addirittura maggiori di quelle disponibili. In caso contrario, c’erano le dimissioni da un incarico non sufficientemente remunerativo.

A volte sono stata accesa nelle reazioni, ma erano reazioni a un forte senso disagio. Avvertivo il peso e la responsabilità. Chi mi accusa non ha riferito che tante volte sono stata personalmente insultata in entrambe le sedi dell’Istituto, sia come persona sia come donna. Non ho mai reagito e non ho mai registrato, non ho mai pensato di costruire prove a tavolino.

Ricordo attacchi personali durante la pandemia quando ottenni 1 anno di smartworking per le mie condizioni di salute precarie.

L’uso dell’automobile è stato per fare il viaggio Imperia-Genova e ritorno per partecipare agli scrutini. Avevo chiesto la possibilità alla Dsga in piena pandemia vista la mia condizione di soggetto fragile. Ho constatato con molta amarezza che l’inimicizia passa sopra anche al rischio di morte.

Parlano per me i fatti: non ho mai agito contro nessuno, ho sempre agito nell’interesse dei ragazzi. Mi accusano di aver minacciato di licenziare, trasferire, ma non è mia competenza.

Ho utilizzato toni per me non consueti, ma la sostanza era corretta.

Le reazioni erano dovute all’esasperazione per le continue azioni di ostilità gratuite da questo zoccolo duro che ha impedito costantemente il sereno svolgimento delle attività scolastiche, esasperazione che ancora oggi provo e che ha determinato mia assenza alle udienze”.

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