26 Aprile 2024 02:20

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26 Aprile 2024 02:20

Imperia, “Tutti giù per aria”: dopo “Le Assaggiatrici”, ecco il primo libro per bambini di Rosella Postorino. “Ogni imperfezione può essere un talento” / L’intervista

In breve: Il primo libro per bambini di Rosella Postorino, la scrittrice di San Lorenzo al Mare, vincitrice del Premio Campiello 2018.

Si intitola “Tutti giù per aria” ed è il primo libro per bambini di Rosella Postorino, la scrittrice di San Lorenzo al Mare, vincitrice del Premio Campiello 2018, con l’ormai famoso “Le Assaggiatrici”.

Rosella Postorino pubblica il suo primo libro per bambini

Tra personaggi fantasiosi, filastrocche e il “paese degli Scarti”, il viaggio che intraprenderà Tina, la bambina protagonista del libro, porterà i giovani (e non) lettori a immergersi in un mondo fatto di imperfezioni. Sono proprio le imperfezioni, infatti, a rendere le persone uniche e interessanti, senza pregiudizistigmatizzazioni.

Ecco cosa ha raccontato Rosella Postorino a ImperiaPost.

L’intervista a Rosella Postorino

“Tutti giù per aria” è il suo primo libro per bambini, come mai ha deciso di intraprendere questo progetto?

“Per respirare un nuovo senso di libertà dopo gli anni dedicati a Le assaggiatrici, prima, mentre ci lavoravo, e dopo, quando il libro è uscito, con tutto quel che l’uscita ha significato. Fantasticavo da molto tempo di scrivere una storia per bambini e finalmente il momento è arrivato”.

La storia parla della piccola Tina che, grazie a qualcosa che succede nella sua vita, scoprirà la meraviglia dell’imperfezione. Si può dire che è un po’ un inno all’essere imperfetti? A cosa serve nella vita capire che non si può essere perfetti sempre?

“È perfetto solo ciò che è compiuto, terminato, e gli esseri umani non lo sono, finché restano in vita. Il mondo ci chiede di essere performanti, vincenti, realizzati, felici, energici, belli, il mondo ci fa una colpa dell’infelicità o dell’incertezza o della confusione o della stanchezza. In questo libro – come in tutti i miei romanzi – ci sono corpi disallineati e ribelli, quelli dei personaggi che Tina incontra nel paese degli Scarti, corpi che funzionano ciascuno a modo proprio eppure finalmente, per la prima volta nella mia scrittura, non si inceppano, perché nessuno li stigmatizza per come sono, e così hanno trovato un senso.

Ogni imperfezione nel Paese degli Scarti è un talento. In fondo, se ci pensi bene, non è così diverso dalla scrittura. Scrivere è una cosa strana; il bisogno di vivere in un altrove immaginario, di dedicare la propria esistenza a questo altrove immaginario, come se fosse questione di vita o di morte, è bizzarro e non necessariamente adattativo, anzi. Di sicuro la scrittura nasce da un sentimento di scomodità nel mondo. Eppure, quella scomodità può produrre, nei casi più fortunati, bellezza”.

Dopo “Le assaggiatrici”, basato su una storia vera, a tratti crudo e “spietato”, com’è scrivere una storia dai tratti più eterei e sognanti? Quali sono le differenze nell’approccio?

“La libertà, come ho detto prima. Ho avuto l’impressione di una sfrenata libertà. Mi sono sentita trascinata. Come sfrecciare su uno scivolo: scrivere questo libro è stato così”.

Leggendo i nomi dei personaggi che incontra Tina nel suo viaggio non ho potuto fare a meno di pensare ai fantastici personaggi di Gianni Rodari. C’è un’ispirazione da parte sua?

“Totalmente. Nel libro ci sono tre filastrocche – sono indecifrabili indizi per la Caccia al Tesoro – che omaggiano Gianni Rodari, autore da me amatissimo”.

Perché il titolo “Tutti già per aria”?

“Perché il Paese degli Scarti è un mondo ribaltato, a rovescio. Tina cade giù dalla cascata e subito dopo vola in aria con Gianna Baloon, la donna-mongolfiera: nel giro di poche ore vedrà le cose in modo completamente diverso. Ma dovrà operare una rivoluzione dentro di sé.

Saltare “tutti giù per aria” è impossibile: se vai giù cadi a terra, se sei per aria di certo non sei a terra, non sei “giù”. Il paradosso del titolo rimanda al paradosso del Paese degli Scarti, dove le cacce al tesoro non hanno regole, i sindaci si vergognano di parlare in pubblico e la deformità può diventare un talento. Una grazia”.

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