26 Aprile 2024 13:14

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26 Aprile 2024 13:14

Regionali 2020: intervista a Ferruccio Sansa. “La mia candidatura? Per voltare pagina e cambiare classe dirigente. Ripartiamo dai più deboli”

In breve: Ferruccio Sansa, candidato alla presidenza della Regione Liguria, ha dato il via alla campagna elettorale nell'imperiese con un tour nell'entroterra,

Ieri, domenica 9 agosto, Ferruccio Sansa, candidato alla presidenza della Regione Liguria con il sostegno di Pd, M5S e Sinistra Italiana, ha dato il via alla campagna elettorale nell’imperiese con un tour nell’entroterra, nella Valle Impero, che ha toccato vari comuni, quali Pontedassio, Chiusanico, Caravonica, Borgomaro, Candeasco, Aurigo, Conio e Lucinasco.

Imperiapost ha incontrato Sansa a Lucinasco.

La sua candidatura ha creato non pochi malumori in Liguria. E’ preoccupato?

“La mia candidatura ha senso solo se di rottura. Intorno a Toti ci sono tutte le persone che dominano la scena politica, del mondo dei porti, del mondo della banche e delle concessioni autostradali, Spinelli e Gavio giusto per fare due nomi. Il senso della mia candidatura è voltare pagina, cambiare la classe dirigente. I liguri non vedono l’ora. Non vogliono più vedere inciuci e accordichi”.

Che tipo di progetto politico avete in mente?

“Il nostro è un programma concreto, che punta sulla sanità pubblica, sul lavoro, sull’innovazione tecnologia e sulle imprese ambientali green. Su progetti come quello dell’università del mare. Ecco, il mare, il nostro bene più riconosciuto, che va valorizzato al massimo.

L’idea chiara che devono avere gli elettori è che non si sta votando Sansa o Toti, ma due modelli di Liguria diversi. I liguri vogliono voltare pagina, riconoscono che Toti rappresenta il vecchio”.

Cosa non funziona in Liguria?

Toti non ha costruito un’opera, dicasi una, nei cinque anni in cui è stato governatore. Il Ponte San Giorgio? Lo hanno fatto il Governo, che ha stanziato i fondi, e il Commissario Bucci, che lo ha gestito bene. Il tentativo di Toti di prendere voti non suoi è triste. La Regione Liguria avrebbe dovuto distribuire soldi a imprese e negozi interessati dal crollo. Purtroppo abbiamo visto i risultati; 13 milioni di euro non utilizzati.

La Liguria ha il peggior tasso di disoccupazione del Nord Italia. La sanità è un disastro, un fallimento assoluto. Nell’epoca del lockdown, a maggio, la Liguria ha fatto registrare il record di mortalità per Covid. La Liguria detiene il record di anziani che vengono messi nelle rsa, il doppio rispetto alla media nazionale. 

L’amministrazione Toti ha chiuso i consultori per i bambini. Il metro del fallimento è che le coppie giovani non hanno figli. Perché si sentono sole, in una comunità che non le sostiene.

Ecco, noi dobbiamo partire proprio da questo, dalle figure più deboli, gli anziani. Stiamo elaborando un progetto per il sostegno agli anziani, perché non rimangano a casa da soli. Stiamo lavorano per fare in modo che i giovani che vogliono avere figli abbiano un sostegno economico, ma anche sanitario, con l’assistenza dei consultori”.

Sulla sanità Lei è stato molto critico. Tra i progetti più controversi per il prossimo futuro c’è quello dell’Ospedale unico nell’imperiese. Cosa ne pensa?

“Per curare le malattie gravi, come gli infarti e tumori, serve un ospedale grande che garantisca l’eccellenza, ma prima di poter dare il via al progetto dell’ospedale unico è necessario chiarire il nodo dei trasporti, perché è fondamentale poterci arrivare in tempi rapidi da tutti i territori. Non si può e non si deve costruire una cattedrale nel deserto.

Visto che l’ospedale unico sarà lontano da molti territori, ad l’esempio l’entroterra, occorre dotarsi in primis di ambulatori diffusi e case della salute. Solo successivamente si potrà pensare all’Ospedale Unico”.

Lei ha seguito la cerimonia di inaugurazione del Ponte San Giorgio dal quartiere degli sfollati, ha deciso di iniziare la sua campagna elettorale partendo dall’entroterra. Perché?

“In questo momento di crisi ci si salva se ci si salva tutti. La Liguria, da chi la governa oggi, è una considerata una terra di pochi km, con solo la costa. Ma l’anima della Liguria, l’economia della Liguria, passano anche dall’entroterra. L’entroterra è la quinta provincia della Liguria. Il nostro obiettivo è riportare la vita e i turisti nei paesi di tutta la Liguria. Non ci servono cinque milioni di turisti in due soli comuni.

Vogliamo che nell’entroterra i collegamenti digitali arrivino sino all’ultima cascina per agevolare lo smart working. Attività agricole come la bioagricoltura potrebbero trarre grandi vantaggi dalla tecnologia. Ad esempio pensiamo all’irrigazione automatica. E’ possibile risparmiare e allo stesso tempo rendere più efficienti le coltivazioni con l’uso diffuso della tecnologia. 

Lo smartworking potrebbe inoltre permettere di trasferirsi dalla città per venire a lavorare qui, in questi angoli meravigliosi di Liguria, incentivando pratiche come l’ufficio diffuso. 

E ancora pensiamo al taxi cooperativo per l’entroterra. Ci sono giornate, come la domenica, dove non c’è neanche un autobus per raggiungere i piccoli paesi del nostro entroterra. Pensiamo a un taxi gestito agli abitanti. Lo stesso vale per la consegna delle merci e dei medicinali. Queste sono soluzioni concrete, esperimenti sociali interessantissimi”. 

Come si trovano i soldi per l’entroterra?

“Ci vuole la volontà politica. Bisogna aver voglia di spendere soldi anche dove ci sono pochi elettori e meni voti. Io sono convinto che l’entroterra sia l’anima e l’immagine della Liguria, un perno del nostro turismo”.

Le elezioni regionali si vincono a Genova. Il suo reale avversario è il Sindaco Bucci?

“Le elezioni regionali non si vincono solo a Genova, ma ovunque. Dobbiamo essere capaci di coinvolgere tutti i liguri. Toti è il Governatore dell’1% dei liguri, quelli che lo hanno finanziato. Io voglio essere il Governatore del 100% dei liguri, anche di chi mi ha contrastato”.

La sua candidatura sembra aver fatto emergere la reale natura del Partito Democratico, dilaniato da contrasti interni. Una parte del partito sostiene Sansa, l’altra, i renziani in particolare, hanno optato per Massardo.

“Io credo che la Liguria possa rappresentare un laboratorio nazionale perché è il primo caso in Italia dove Pd e M5S si uniscono per correre insieme. Le vere alleanze nascono dai territori, uniscono le persone, creano legami. Credo che  Pd e M5S possano dare il meglio. Il Pd potrebbe recuperare la sua anima ambientalista, il M5S potrebbe tornare a essere coraggioso.

Il centrosinistra ha scelto un candidato che ha criticato tutti. Una scelta decisa, che era logico creasse delle difficoltà. Era comprensibile. Il centrodestra ha scelto il giornalista preferito da Berlusconi. A me nessuno dei partiti ha chiesto niente e io vado dritto per la mia strada. 

Per quanto riguarda il sostegno a Massardo, chi vota Massardo ha trovato un modo nobile per votare Toti”.

I giornalisti che decidono di impegnarsi in politica non rischiano di far perdere credibilità alla categoria, avvalorando le tesi di un giornalismo sempre più politicamente interessato?

“Non credo proprio. Io sono stato candidato per quello che ho scritto, Toti per quello che non ha scritto”.

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