27 Aprile 2024 16:27

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27 Aprile 2024 16:27

Imperia, Giornata della Terra: vivere senza rifiuti è possibile? Il mondo di Doriana. “Siamo abituati a consumare senza porci domande. Dobbiamo cambiare punto di vista, non siamo i padroni della Terra ma i custodi”

In breve: Consigli e suggerimenti su come poter condurre uno stile di vita a basso impatto ambientale.

“La cosa più importante è che le persone si rendano conto di non essere i padroni sfruttatori della Terra, bensì inizino a concepirsi come custodi”. Lo spiega a ImperiaPost Doriana Fraschiroli, 51enne, titolare di dell’azienda agricola Castellarone di piante officinali a Montalto Ligure, dove vive con la sua famiglia a stretto contatto con la natura con l’obiettivo di mantenere il territorio circostante intatto e in equilibrio, preservandone la biodiversità. Doriana si occupa anche di fare informazione e divulgazione in particolare sull’importanza dell’autoproduzione e su come il nostro modo di vivere abbia importanti effetti sull’ambiente in cui viviamo.

ImperiaPost ha intervistato Doriana per avere consigli e suggerimenti su come poter condurre uno stile di vita a basso impatto ambientale.

Giornata della Terra: un mondo senza rifiuti è possibile? Doriana Fraschiroli e l’autoproduzione

Quali sono i primi passi da mettere in pratica per ridurre il proprio impatto sull’ambiente?

“La prima cosa è iniziare dal consumo. Noi umani siamo dei consumatori incalliti. Dovremmo iniziare a rivolgerci, invece che alla grande distribuzione, dove tutto è iper-confezionato, ai piccoli produttori della zona. Ci sono tanti prodotti che possono fare a meno di imballaggi e plastica, come frutta, verdura, pane e molto altro.

Siamo abituati a fare la spesa presso i grandi magazzini senza farci domande. I supermercati hanno l’obbligo di confezionare tutto per preservare la qualità dei cibi durante i lunghi trasporti e per conservarli nel tempo. Se ci rivolgessimo invece al panettiere di quartiere, alla piccola rete di produttori agricoli locali, comprando il più possibile sfuso, diminuiremmo in modo evidente la quantità di rifiuti che produciamo ogni giorno. Anche qua nella nostra provincia ci sono posti dove vengono venduti prodotti sfusi, anche prodotti di igiene della casa e del corpo. È vero, siamo ancora un po’ indietro, ma qualcuno c’è, e sicuramente se ci fosse più domanda ne aprirebbero di più“.

C’è più di un beneficio nel comprare dalla rete di produzione locale?

Sì, assolutamente. Non solo non si generano quasi rifiuti, ma si riduce o addirittura si azzera l’emissione di Co2 per il trasporto dei prodotti. Dovremmo iniziare a farci delle domande: se mangiamo banane tutti i giorni dobbiamo chiederci da dove arrivano, quanta C02 serve per portarle fino qui e quanti conservanti sono stati usati per non farle rovinare. È fondamentale avere una cultura del consumo, rendersi conto di cosa è di stagione e cosa no, sia per l’ambiente sia per la nostra salute: più il cibo arriva da lontano più è trattato.

Un altro aspetto positivo è il fatto che comprando dalla rete locale si mantengono in vita queste piccole aziende, sostenendo i piccoli produttori e preservando i nostri territori, i campi coltivati. È tutta una catena”.

Per quanto riguarda i rifiuti che produciamo, come fare per gestirli il meglio possibile?

“Fare la differenziata è fondamentale. È vero che ancora si fa fatica e che non tutti i Comuni rendono le cose facili per i cittadini e che nelle discariche non sempre viene attuata in modo perfetto. Ma il primo punto da cui partire siamo noi stessi. Spesso siamo consumatori disattenti. Non abbiamo ancora capito il messaggio. È possibile fare tante cose per impattare di meno sull’ambiente. Ad esempio gli scarti in cucina possono essere riutilizzati in tanti modi invece di essere buttati. Ci sono compostiere da appartamento che si possono tenere sul terrazzo per produrre terriccio, oppure ci sono molti modi per mangiare gli scarti.

Il punto di partenza è sicuramente comprare meno: abbiamo spesso la cattiva abitudine di fare scorte di cibo che poi finiscono nella spazzatura perchè scadono. In ogni caso, quando non si può fare a meno di comprare prodotti confezionati, perchè non tutto si può comprare sfuso, allora vanno assolutamente differenziati”.

Nella società di oggi spesso ci si estrania dalla natura, perdendo il contatto con l’ambiente, come se non ci riguardasse. Come fare per recuperare questo rapporto pur vivendo in città?

“Ad esempio coltivando qualcosa sul nostro balcone, seppur piccolo, come una pianta di pomodori. Coltivare, anche in modo ristretto, ci riconnette alla natura, ci permette di vederne i ritmi. Una pianta cresce con i suoi tempi, i frutti maturano a seconda della loro stagionalità. Capire queste cose ci riavvicina all’ambiente naturale e ci fa capire con più chiarezza il nostro impatto sull’ambiente. Se compriamo verdure estive in inverno, significa che per coltivarle sono state usate serre, tanta acqua, pesticidi, e sono state trasportate per lunghi tragitti, con grande impatto sull’ambiente.

Un’altra semplice cosa che possiamo fare è quella di sfruttare i nostri momenti liberi per camminare nella natura per riappropriarci di questo rapporto che stiamo perdendo”.

Come mai, nonostante i problemi dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici ci riguardino da vicino, si fa ancora fatica a parlarne o a prenderne coscienza, sia a livello individuale sia a livello istituzionale?

“Il fatto che chi ci governa non ne parli non significa che non ne sia consapevole. C’è sempre un problema giudicato ‘più importante’ o ‘più urgente’ di cui occuparsi, i cui effetti si vedono nell’immediato e che quindi le istituzioni affrontano con emergenza perchè devono far vedere che si occupano di problemi che le persone giudicano prioritari. Dovremmo essere noi a far capire a chi ci governa che il problema ambientale è una priorità.

Quello che non abbiamo ancora capito è che le conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici le patiremo noi umani e gli animali. Alla Terra non succede niente. La Terra trova sempre il modo di rigenerarsi o di mutare. Non rendendoci conto di questo, abbiamo poca sensibilità, come se non ci riguardasse.

Viviamo in un mondo frenetico, presi dai nostri interessi e dalle faccende quotidiane, perchè le cose che non vediamo succedere a breve, che non viviamo sulla nostra pelle, tendiamo a ignorarle. Il cambiamento climatico non lo vediamo in tempi brevi e interessa poco. Le cose che non vediamo tendiamo a rimuoverle e così fanno i nostri governanti.

È difficile riconvertire il modello economico e produttivo in cui viviamo, ma non impossibile. Lo abbiamo visto ad esempio con la pandemia, quando tutto il mondo si è attivato nel giro di poco tempo per affrontare il problema. Perchè è stato possibile? Perchè si vedevano gli effetti nell’immediato, dunque non si potevano ignorare.

Prima della pandemia si stava iniziando ad affrontare il problema ambientale con più convinzione, parlando di andare verso una società ‘rifiuti zero’. Il discorso è poi andato in stand-by per affrontare l’emergenza sanitaria e, anzi, la pandemia ha generato un enorme abuso dell’usa e getta per cause di forza maggiore. Mi auguro che ora che ne stiamo uscendo si riprenda il discorso e non si perda più tempo, anche perchè tanti scienziati sostengono che anche questi virus derivino dal cambiamento climatico. Con la diminuzione della biodiversità tanti virus che prima vivevano in certe specie animali che stanno scomparendo cercano altri esseri vivendi a cui aggrapparsi.

Un’altra conseguenza dei cambiamenti climatici sono gli eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni, trombe d’aria e molto altro, che causano tanti disastri nelle nostre vite. Spesso si affrontano questi eventi come a sporadico e imprevisto, e si cerca di tamponare il problema singolarmente, senza fare collegamenti più profondi e rendersi conto che bisogna agire sulla causa alla radice”.

Negli ultimi anni sono nati tanti movimenti giovanili per la difesa del clima e dell’ambiente. È un segno di buon auspicio per il futuro?

“Certamente. Ho molta fiducia nei giovani, si informano molto e sono più consapevoli delle passate generazioni. La consapevolezza è fondamentale. Spero che questo dia segnali a chi ci governa e che, quando un giorno saranno loro a prendere le redini della società, sappiano gestire meglio queste tematiche”.

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