10 Maggio 2024 18:23

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10 Maggio 2024 18:23

ADDIO AGNESI. SINDACATI E POLITICA RECITINO IL MEA CULPA. SOLO CHI HA IL CORAGGIO DI PERDERE PUO’ VINCERE LA BATTAGLIA / L’EDITORALE

In breve: Negli ultimi anni l'Agnesi ha assistito a un deprimente pellegrinaggio di politici in cerca di consenso. Teatrini davvero poco edificanti. Strette di mano e sorrisi davanti al flash dei fotografi hanno lasciato spazio all'indifferenza.

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L’Agnesi chiude i battenti. Lo storico pastificio di via Schiva cesserà ogni attività a fine anno. A confermarlo una nota stampa del Gruppo Colussi, amarissima nei contenuti perché delinea i contorni di una decisione già presa da tempo. E allora, a questo punto, è il momento che sindacati e politica recitino davvero il mea culpa. Perché la vera battaglia, lo sciopero a oltranza, è iniziata quando la guerra ormai era già finita da un pezzo. Una cartina tornasole per lavarsi, forse, la coscienza. Non si è fatto abbastanza per salvare l’Agnesi. Si è fatta la voce grossa con Colussi quando ormai non c’era quasi più nulla da perdere, accettando addirittura per oltre un anno i contratti di solidarietà. Come un pugile che inizia a combattere quando il rivale si è già tolto i guantoni. Solo chi ha il coraggio di perdere può vincere la battaglia. E invece sindacati e politica hanno mosso i primi passi quando ormai la posta in gioco era solo un’onorevole sconfitta. La speranza, ad oggi, è che almeno riescano a salvare la maggior parte dei posti di lavoro. Ma si badi bene, non si lancino poi proclami di entusiasmo. Politica e sindacati avranno fatto, in quel caso, solo il loro dovere e nulla più. La battaglia, quella vera, resterà comunque persa, perché Imperia vedrà sparire un pezzo della sua storia. 

Solo pochi mesi faImperiaPost pubblicava le fotografie di macchinari del pastificio trasferiti in altri siti produttivi. Davanti allo stabilimento, durante quelle operazioni, neanche un sindacalista agguerrito. Nulla. La giustificazione fu che “tali spostamenti sono stati comunicati dall’azienda alla rappresentanza dei lavoratori”, che “si tratta di 2 macchine confezionatrici che purtroppo erano ferme da 2 anni e mezzo e che ahimé non rientravano più nelle strategie aziendali” e che “al fondo di queste 2 macchine è presente una cartonatrice, anch’essa traslocata, ma con destinazione Fossano, che serve solo a chiudere il cartone classico contenente i vari pacchi di pasta”. 

Eppure appariva sin troppo chiaro che in un momento in cui si stava battagliando per salvare l’azienda nessun macchinario sarebbe mai dovuto uscire dallo stabilimento. E’ fin troppo banale evocare le battaglie per i diritti insindacabili combattute in altri paesi europei, decisamente più energiche nei toni e nei contenuti, ma risulta necessario per aiutare ognuno di noi a riflettere. L’ultima manifestazione per salvare l’Agnesi è parsa ai più una sorta di corteo di festa, tra sorrisi, balli e musiche da discoteca anni ’70. La ridente, o forse sarebbe meglio dire stridente, celebrazione di un funerale. 

Negli ultimi anni l’Agnesi ha assistito a un deprimente pellegrinaggio di politici in cerca di consenso. Teatrini davvero poco edificanti. Strette di mano e sorrisi davanti al flash dei fotografi hanno lasciato spazio all’indifferenza. 

Imperia ha perso un’altra occasione per dimostrare di voler salvaguardare la propria identità. Lo ha fatto, purtroppo, più volte negli ultimi anni, accettando di veder distrutto il proprio fronte mare per far spazio a un gigantesco porto fine a se stesso e poi, ancora, lasciando che gli yacht invadessero anche Calata Cuneo, da sempre patria di pescherecci e navi commerciali. La parola turismo ha riempito la bocca di molti, soddisfando però l’interesse di pochi. 

Politica e sindacati non hanno combattuto per l’Agnesi, ma solo intavolato una trattativa, (l’amministrazione Capacci ha addirittura bocciato in consiglio la mozione che chiedeva il diniego alla variante richiesta da Colussi al progetto “La Porta del Mare) purtroppo rivelatasi suicida. Sedersi attorno a un tavolo per anni ha permesso a Colussi di alimentare false speranze e di mantenere calmi gli animi a Imperia. L’impressione è che Colussi abbia spremuto l’Agnesi e i suoi lavoratori sino alla fine, chiudendo poi baracca e burattini in una data in realtà già prestabilita da tempo. Dalla chiusura del Mulino (novembre 2013) ad oggi, nulla è mutato. Fiumi di parole in riunioni fotocopia non hanno cambiato di una virgola un quadro già scritto. E’ mancato il coraggio e, in alcuni casi, anche la volontà.

Ha detto bene, nell’ultimo consiglio comunale, il consigliere di Imperia Bene Comune Mauro Servalli. ‘I sindacati e la politica hanno combattuto per salvare 20 posti di lavoro’. Una sentenza tanto amara quanto drammaticamente veritiera. Perderemo l’Agnesi e con essa pezzo di un’Imperia che non c’è più, ormai da anni, nell’indifferenza di molti, forse di troppi”.

Mattia Mangraviti 

 

 

 

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